Cito da wikipedia.it: "La legge del contrappasso (dal latino contra e patior, soffrire il contrario) è un principio che regola la pena che colpisce i re mediante il contrario della loro colpa o per analogia ad essa.
È presente in numerosi contesti storici e letterari d'influenza religiosa, come ad esempio l'Inferno islamico o la Divina Commedia. [...]
Il contrappasso può essere per analogia o per contrasto: se per analogia, la pena è uguale al peccato, per esempio ipotetico gli alcolizzati sarebbero condannati a bere per l'eternità fino a scoppiare.
Se per contrasto, la pena è diversa dal peccato, per esempio gli alcolizzati non potrebbero assaggiare neanche un po' di birra, però magari ne sentirebbero l'odore per l'eternità."
Singolare il contrappasso che subisce la città di Milano.
Per decenni il capoluogo lombardo ha visto amministrazioni civili del peggior qualunquismo politico destrorso al fianco, invece, di amministrazioni religiose di inusitato progressismo etico e spirituale. Ora che le Potenze Superiori hanno risvegliato le coscienze dei milanesi facendoli virare ad una politica più impegnata, tuttavia li puniscono per contrappasso con la nomina di un arcivescovo tra i più retrogradi che la città potesse immaginare.
Angelo Scola, lombardo di Malgrate, ci insegna che da Azione Cattolica a Comunione e Liberazione il passo è breve.
Il suo personale contrappasso, la pena per la recentissima incoronazione a sommo re della diocesi ambrosiana, avverrà per analogia (da Comunione e Liberazione all'Opus Dei) oppure, come tutti ci auguriamo ed auguriamo allo stesso arcivescovo, per contrasto?
un blog dove si parla a ruota libera e dove i pomodori non vengono lanciati a nessuno
luna bianca luna nera è la luna del calendario, quella di tutti i giorni, perché in questo blog si parla di ciò che succede e di come lo sentiamo.
l'una bianca, l'una nera: qualcosa ci piace, qualcos'altro invece no. perché anche la luna ha un suo fondo di inquietudine.
l'una bianca, l'una nera: qualcosa ci piace, qualcos'altro invece no. perché anche la luna ha un suo fondo di inquietudine.
mercoledì 29 giugno 2011
Il contrappasso
martedì 28 giugno 2011
Tremonti e le nozze da melodramma
Girovagando per il web mi imbatto nelle immagini gustose, polpose come una pescanoce, decadenti e vagamente kitsch del matrimonio del nostro ministro per le pari opportunità, la soubrette Carfagna, con un rampollo dell'edilizia vicino a torbidi ambienti ex Dc.
Il solito matrimonio da melodramma; una festa freak di nani e ballerine. Con Brunetta che accanto alla moglie è più patetico di Rigoletto, con il Papi in persona in veste nientemeno che di testimone della sposa (un testimone dello sposo, vi ricorda niente? di cognome fa invece De Mita) e con la solita pletora di volti vecchi e nuovi della politica nazionale vestiti e truccati per la festa, ossia con generose dosi di cerone a nascondere i lineamenti tesi di chi è lì per procacciarsi favori.
Il volto della Carfagna, quasi deforme come Amelia che nel Ballo in Maschera cerca a mezzanotte l'erba stregata che le farà dimenticare pene (volutamente non aggiungo articoli) d'amore, è l'emblema della politica nazionale: ipocrita e ormai prossimo al disfacimento, non ha niente che ricordi nemmeno lontanamente le fattezze radiose di una sposa felice.
Ma per fortuna interviene LUI, il mio politico preferito, il ministro Tremonti: che ovviamente non è invitato a nozze, ma tra un bicchiere di Veuve Cliquot e un vol au vent al pregiato salmone siberiano, viene maledetto dal Papi anche nel momento della festa della sua velina-ministro.
Tremonti: un nome, una garanzia. La serietà che irrompe nel faceto.
Come il tenore che interviene, deus ex machina, a salvare la bella soprano dalle grinfie del baritono malvagio, così il faccione serio di Tremonti, in pericolo se non di vita quantomeno di ministero, ci consola delle smorfie tirate della sposa Carfagna.
Il volto della Carfagna, quasi deforme come Amelia che nel Ballo in Maschera cerca a mezzanotte l'erba stregata che le farà dimenticare pene (volutamente non aggiungo articoli) d'amore, è l'emblema della politica nazionale: ipocrita e ormai prossimo al disfacimento, non ha niente che ricordi nemmeno lontanamente le fattezze radiose di una sposa felice.
Ma per fortuna interviene LUI, il mio politico preferito, il ministro Tremonti: che ovviamente non è invitato a nozze, ma tra un bicchiere di Veuve Cliquot e un vol au vent al pregiato salmone siberiano, viene maledetto dal Papi anche nel momento della festa della sua velina-ministro.
Tremonti: un nome, una garanzia. La serietà che irrompe nel faceto.
Come il tenore che interviene, deus ex machina, a salvare la bella soprano dalle grinfie del baritono malvagio, così il faccione serio di Tremonti, in pericolo se non di vita quantomeno di ministero, ci consola delle smorfie tirate della sposa Carfagna.
lunedì 27 giugno 2011
Il cervello non ha sesso
Cosa ci faceva, alla fine del Settecento, una donna al neonato Politecnico di Parigi, si domanderanno i più realisti dei miei lettori? Ebbene: con un rischioso stratagemma, ossia prendendo l'identità di un mediocre studente maschio iscrittosi e ben presto ritiratosi, la giovane Sophie riuscì ad attirare su di sé l'attenzione nientemeno che del professor Lagrange, il noto pioniere della teoria dei gruppi, che le chiese un incontro personale (lei ovviamente non si faceva vedere in aula) e la smascherò come donna senza per questo smettere di lodarla come matematica.
Gauss, invece, il guru dell'algebra e della geometria, entra nella vita di Sophie attraverso una serie di lettere che lei decise di mandargli per essere incoraggiata nelle sue ricerche proprio dalla massima autorità nel campo degli studi matematici puri e applicati.
Sophie Germain è un'icona per tutte quelle donne che sentono la vocazione per la matematica e per la scienza; la dimostrazione, non propriamente di tipo matematico ma quasi, di come il cervello non abbia sesso.
venerdì 24 giugno 2011
L'amore è amore.
Sulla dichiarazione di Veronesi riguardo l'amore omosessuale ha già detto, e molto bene, l'amica gianna nel suo ottimo post.
Che aggiungere?
La biografia di Veronesi è costellata di prese di posizione insolite e talvolta contrastanti: le prese di posizione dei cosiddetti liberi pensatori che finiscono per concepire tutto e il contrario di tutto senza troppi scrupoli morali. Nucleare ed eutanasia, inceneritori e vegetarismo, depenalizzazione delle droghe leggere e sostegno agli OGM, la polenta più insidiosa delle polveri sottili, le donne i cavalier l'arme e gli amori, tutto confluisce in una corrente di pensiero ormai inutilmente provocatoria. E vagamente offensiva: quale amore è più puro di altri?
Ma a ben vedere Veronesi offende se stesso, sua moglie e i suoi sette figli e, gli auguro, innumerevoli nipoti e pronipoti più di tutti quegli etero che si vedono accusati di un amore strumentale e magari (ricordo a Veronesi che in Italia la percentuale di infertilità si attesta intorno al 15-20%) i figli nemmeno li hanno.
Più di tutti quei gay e quelle lesbiche che mi auguro reagiscano con l'amaro in bocca a certi contentini che vengono loro offerti come un inutile e vacuo risarcimento alla totale mancanza di leggi che ne tutelino le scelte.
Più di tutti quei bisex o transgender ai quali Veronesi evidentemente non ha pensato: come li etichettiamo? Come la mettiamo, professore, con la vita che è ben più multiforme e caleidoscopica di quanto possano mai essere multiformi e caleidoscopiche le sue personali teorie?
Professor Veronesi, l'amore è amore. Non saturiamolo dei nostri pensieri in libertà: inchiniamoci in silenzio di fronte alla sua forza.
Che aggiungere?
La biografia di Veronesi è costellata di prese di posizione insolite e talvolta contrastanti: le prese di posizione dei cosiddetti liberi pensatori che finiscono per concepire tutto e il contrario di tutto senza troppi scrupoli morali. Nucleare ed eutanasia, inceneritori e vegetarismo, depenalizzazione delle droghe leggere e sostegno agli OGM, la polenta più insidiosa delle polveri sottili, le donne i cavalier l'arme e gli amori, tutto confluisce in una corrente di pensiero ormai inutilmente provocatoria. E vagamente offensiva: quale amore è più puro di altri?
Ma a ben vedere Veronesi offende se stesso, sua moglie e i suoi sette figli e, gli auguro, innumerevoli nipoti e pronipoti più di tutti quegli etero che si vedono accusati di un amore strumentale e magari (ricordo a Veronesi che in Italia la percentuale di infertilità si attesta intorno al 15-20%) i figli nemmeno li hanno.
Più di tutti quei gay e quelle lesbiche che mi auguro reagiscano con l'amaro in bocca a certi contentini che vengono loro offerti come un inutile e vacuo risarcimento alla totale mancanza di leggi che ne tutelino le scelte.
Più di tutti quei bisex o transgender ai quali Veronesi evidentemente non ha pensato: come li etichettiamo? Come la mettiamo, professore, con la vita che è ben più multiforme e caleidoscopica di quanto possano mai essere multiformi e caleidoscopiche le sue personali teorie?
Professor Veronesi, l'amore è amore. Non saturiamolo dei nostri pensieri in libertà: inchiniamoci in silenzio di fronte alla sua forza.
Veronesi e l'omosessualità.
Ammiro Veronesi anche se la sua presidenza all’agenzia per la sicurezza nucleare e le sue dichiarazioni sul nucleare mi hanno fatto storcere il naso.
Questa sua dichiarazione compensa in qualche modo la défaillance: “Quello omosessuale è l'amore più puro, al contrario di quello eterosessuale, strumentale alla riproduzione [...] l'omosessualità è una scelta consapevole e più evoluta”.
In parte concordo con questo suo modo di vedere l’omosessualità, ho sempre pensato che il concetto di amore è talmente esteso ed estensibile che è impossibile mettere dei limiti o fare delle distinzioni. E, in effetti, quella di Veronesi, è una visione assolutamente libera da influenze e preconcetti, direi quasi scientifica.
Veronesi ha fatto queste dichiarazioni rispondendo alle polemiche scatenate in questi giorni dalle dichiarazioni di Virginio Merola, sindaco di Bologna, che penalizzerà le coppie gay nelle graduatorie comunali anche rispetto all’assegnazione della casa, e a quelle del sindaco di Sulmona, Fabio Federico che, augurandosi con tutto il cuore che i suoi figli non fossero gay, ha definito l’omosessualità “un’aberrazione genetica”.
Bene ha fatto Veronesi a esprimere il suo parere autorevole, ma due piccoli appunti però glieli vorrei fare:
-la finalità:
non è detto che una coppia etero si metta insieme per poi procreare e non è nemmeno detto che una coppia omo non desideri avere figli.
-la graduatoria:
più puro, meno puro, non va bene. Non c'è un amore più puro di un altro, se è amore, che sia gay o etero, è amore e basta. L’amore non ha sesso, e va rispettato in qualsiasi forma, perché è una scelta libera e consapevole delle persone.
Credo comunque che la frase di Veronesi sia giusta e opportuna visto il contesto retrogrado e omofobo che c'è ancora in questo Paese, e possa servire a scuotere la coscienza di qualcuno: uno scienziato dalla mente così brillante come Veronesi verrà di sicuro ascoltato. Ma rimane il passo più grosso da fare per sconfiggere l'omofobia: lo Stato deve riconoscere le coppie omosessuali al pari di quelle etero. Pari diritti e pari doveri: matrimonio, divorzio, figli naturali, adozioni, reversibilità delle pensioni, eredità e così via. Solo così saremo veramente un paese libero.
E se la chiesa è contraria, liberissima di esserlo! I gay si sposeranno solo in comune, adotteranno da orfanotrofi laici, e manderanno i propri figli alle scuole e università statali.
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mercoledì 22 giugno 2011
hacker e tettone
Apprendiamo da repubblica.it di una importante svolta nelle indagini a carico di Luigi Bisignani e più in generale nell'inchiesta sulla P4: i dati contenuti nel pc di Bisignani sarebbero stati intercettati mediante l'introduzione di un virus proprio da parte degli inquirenti, segnando così una svolta nell'impiego delle nuove tecnologie, anche al limite del piratesco, al servizio della giustizia.
La notizia è gustosa perché finalmente gli hacker, quei personaggi che sembrano vivere sospesi tra storia e domani, immersi in una passione quasi romantica che sfocia nell'ossessione futuribile e completamente assorbiti in una dimensione che di solito non è quella cui appartengono i comuni mortali, quei personaggi a volte addirittura pericolosi se si mettono in testa di penetrare in reti governative o altro, quei personaggi, dicevo, che tutto sommato mi sono simpatici, sono stati finalmente sdoganati.
Ma non solo. La notizia è gustosa per un altro dettaglio. Avete presente quei virus un po' ingenui perché si basano sulla comune credulità e tuttavia efficaci, quelli che arrivano via e.mail con un allegato (di norma pericolosissimo) dal nome evocativo, diciamo, di tettona.exe, femminasexy.exe oppure, per gli anglofoni più sospettosi, hotpussy.exe?
Ebbene, quei programmini che non devono assolutamente essere aperti di norma vengono invece aperti. Chissà se Bisignani è stato incastrato proprio grazie alla passione per le maggioratedisponibili.exe, uno specchietto per allodole cui è difficile resistere?
La notizia è gustosa perché finalmente gli hacker, quei personaggi che sembrano vivere sospesi tra storia e domani, immersi in una passione quasi romantica che sfocia nell'ossessione futuribile e completamente assorbiti in una dimensione che di solito non è quella cui appartengono i comuni mortali, quei personaggi a volte addirittura pericolosi se si mettono in testa di penetrare in reti governative o altro, quei personaggi, dicevo, che tutto sommato mi sono simpatici, sono stati finalmente sdoganati.
Ma non solo. La notizia è gustosa per un altro dettaglio. Avete presente quei virus un po' ingenui perché si basano sulla comune credulità e tuttavia efficaci, quelli che arrivano via e.mail con un allegato (di norma pericolosissimo) dal nome evocativo, diciamo, di tettona.exe, femminasexy.exe oppure, per gli anglofoni più sospettosi, hotpussy.exe?
Ebbene, quei programmini che non devono assolutamente essere aperti di norma vengono invece aperti. Chissà se Bisignani è stato incastrato proprio grazie alla passione per le maggioratedisponibili.exe, uno specchietto per allodole cui è difficile resistere?
martedì 21 giugno 2011
Il silenzio sull'Islanda.
Esiste un Paese di 300 mila abitanti che, dopo il fallimento della sua economia nel 2008, si è rifiutato, con un referendum, di pagare i debiti delle sue banche e di socializzare le perdite, arrivando a nazionalizzarle e a denunciare e perseguire penalmente i banchieri responsabili.
Esiste un Paese che ha fatto dimettere il Governo, dissolvere il Parlamento ed ha eletto con procedimento diretto i rappresentanti che dovranno scrivere una nuova Costituzione più democratica e sociale.
Esiste un paese che mette in discussione il sistema dei partiti tradizionali, obsoleto e inefficace per dare soluzione ai nuovi problemi, passa all'elezione diretta dei rappresentanti del popolo, per le loro capacità, onestà e impegno, rompendo la dipendenza dal circolo di potere di ogni partito, iniziando un controllo della ricchezza del Paese con trasparenza e partecipazione cittadina.
E se fosse poco, ha approvato un'iniziativa per trasformare il Paese in un rifugio internazionale per la libertà di stampa, in cui il prossimo Julian Assange potrà lavorare senza essere incarcerato o gli chiudano la pagina web.
Solo che è una rivoluzione diversa, una rivoluzione “pacifica”. Gli Islandesi non hanno fatto manifestazioni tumultuose, barricate infuocate, tirato pietre o bottiglie incendiarie, no, ma stanno facendo quello che di più simile a una rivoluzione si sia mai visto da molto tempo a questa parte in questa zona del mondo.
Però noi ne siamo appena informati.
Abbiamo visto praticamente in tempo reale tutto quello che è successo e sta succedendo nei paesi arabi, dall’Egitto in poi; quotidianamente siamo informati sui massacri che si compiono in tante parti del mondo, bollettini di guerra a cui siamo ormai assuefatti.
Sarà perché in “tele” le rivoluzioni vengono bene se sono violente? Si sa che la guerra fa audience, la pace invece no.
Oppure….
Non sarà che le mediatiche rivolte arabe non hanno rischio di contagio in Europa, mentre la mobilitazione islandese potrebbe essere fastidiosa, non piacere al sistema?
Non c’è nessun inviato che trasmette dall’Islanda, nessun media ha diffuso il risultato della rivoluzione, nessuna televisione ha trasmesso immagini, nessun analista finanziario ha parlato del fallimento del FMI nella soluzione del problema, nessuno ha paragonato l'Islanda con l'Irlanda o la Grecia.
Un silenzio opaco avvolge tutto quello che riguarda l'Islanda, si è parlato di più del lesbianismo della sua presidente che del referendum di rifiuto del pagamento del debito delle banche e, soprattutto, si sono commentate molto di più le eruzioni del vulcano Eyjafjallajokull e dei suoi effetti devastanti sull'aviazione nello spazio aereo europeo.
Già, credo che la paura sia questa: se trionfasse la rivoluzione sociale, se il modello dell’Islanda si diffondesse, nascerebbe un'alternativa al sistema finanziario e al dominio quasi assoluto del BM e del FMI. Si metterebbe in moto un'evoluzione del sistema dei partiti con la partecipazione diretta dei cittadini nella proposta dei candidati e un'amministrazione più trasparente.
E non sarebbe cosa da poco, destabilizzante sicuramente, per un sistema come il nostro che trova tutte le strategie possibili per restare aggrappato a formule obsolete, privatistiche e clientelari, in tutti i settori, dall’economia alla politica.
Dai nostri media riceviamo invece tante rassicurazioni:
l’Italia non è come la Grecia o l’Irlanda……..
bene….
non potremmo essere come l’Islanda allora?
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venerdì 17 giugno 2011
Il paradosso
Come l'accuratezza scientifica di Maurits Cornelis Escher, di cui oggi festeggiamo il compleanno, possa sortire come effetto il completo ribaltamento della realtà e dei punti di vista esistenziali, è un miracolo che ha molto da dire.
La vita multiforme ci sfugge nonostante i nostri tentativi di ingabbiarla nelle regole e nei nostri giudizi. E tanto più si è scienziati veri, tanto meglio e più profondamente si giunge alla conclusione di non poter giudicare, mai.
La realtà produce paradossi che paradossalmente nessuna realtà può spiegare.
Il paradosso di cronaca di oggi è un sindaco di una cittadina ricca di arte e storia e decorata per l'attività antifascista, Sulmona, che da medico sostiene l'aberrazione delle tendenze omosessuali.
Questa è la differenza tra scienza e pregiudizio: la scienza parte dalle regole per arrivare alla vita, il pregiudizio, invece, fa il viceversa. Per il primo percorso ci vuole qualcosa che somigli all'amore e che nel caso di Escher si può universalmente definire arte, mentre nel caso del politicante abruzzese l'unica categoria evocabile è quell'assurdo senz'anima che non ha altre possibili definizioni.
Chissà che cosa penserebbe Escher della sua amata Italia ridotta all'assurdo senz'anima, lui che è propugnatore dell'anima del paradossale. Forse la vedrebbe labirintica e disorientata come in certi suoi dipinti. O forse, amaramente, foscamente e paradossalmente, un dipinto per dipingerci non è possibile.
La vita multiforme ci sfugge nonostante i nostri tentativi di ingabbiarla nelle regole e nei nostri giudizi. E tanto più si è scienziati veri, tanto meglio e più profondamente si giunge alla conclusione di non poter giudicare, mai.
La realtà produce paradossi che paradossalmente nessuna realtà può spiegare.
Il paradosso di cronaca di oggi è un sindaco di una cittadina ricca di arte e storia e decorata per l'attività antifascista, Sulmona, che da medico sostiene l'aberrazione delle tendenze omosessuali.
Questa è la differenza tra scienza e pregiudizio: la scienza parte dalle regole per arrivare alla vita, il pregiudizio, invece, fa il viceversa. Per il primo percorso ci vuole qualcosa che somigli all'amore e che nel caso di Escher si può universalmente definire arte, mentre nel caso del politicante abruzzese l'unica categoria evocabile è quell'assurdo senz'anima che non ha altre possibili definizioni.
Chissà che cosa penserebbe Escher della sua amata Italia ridotta all'assurdo senz'anima, lui che è propugnatore dell'anima del paradossale. Forse la vedrebbe labirintica e disorientata come in certi suoi dipinti. O forse, amaramente, foscamente e paradossalmente, un dipinto per dipingerci non è possibile.
giovedì 16 giugno 2011
Governo patafisico!
Enrico Baj ha aderito al movimento patafisico, che un intellettuale patinato affermerebbe non avere assolutamente niente a che fare con le chips: in realtà la patafisica, che non è la tua fisica (pas ta physique) e non è nemmeno la pastafisica (pate à physique), è LA SCIENZA DELLE SOLUZIONI IMMAGINARIE. Dunque la si può tranquillamente immaginare anche associata alle patatine.
La patafisica indaga la molteplicità degli universi paralleli al nostro.
La patafisica studia le eccezioni, il particolare, l'assurdo invece che le regole, l'ordinario, l'abitudine.
La patafisica è ciò che è vicino alla metafisica, ossia a ciò che è oltre la fisica.
La patafisica è anarchia, o meglio: la patafisica oltre che rinnegare il potere lo sbeffeggia e lo mette in ridicolo. Un momento storico come il nostro, in cui il potere si mette in ridicolo da solo, è dunque intimamente, inderogabilmente, inevitabilmente patafisico.
Tremonti, il Reuccio e lo stato di grazia
I miei lettori mi perdoneranno se anziché parlare del risultato dei referendum propongo ancora un episodio della saga che vede protagonista il mio politico preferito, il ministro Giulio Tremonti, ma l'occasione fa la blogger ladra.
Come non parlare della proposta di riforma fiscale del Nostro? Dimostra un equilibrio che non gli conoscevamo, ma il bello della politica è appunto la sorpresa.
Anzitutto il Nostro, in evidente stato di grazia, propone un sistema fiscale più semplice. Amen.
Secondo di poi, un sistema fiscale senza privilegi (o con meno privilegi). Osanna.
Terzo: l'esempio deve venire dalla classe politica. Alleluja!
Ma attenzione: i commenti a caldo sulla proposta del Nostro non sono teneri; Tremonti fa discutere all'interno della sua stessa area politica.
Alemanno: "Bisogna fare le riforme, ma non si possono fare degli spot elettorali";
La Lega attraverso il suo capogruppo alla Camera: "Valuteremo la sua ipotesi";
Casini: "Per ora sono solo chiacchiere, aspettiamo i fatti".
Il Reuccio, intanto, dopo l'amara sconfitta sul legittimo impedimento non calcola nemmeno di striscio il suo ministro e continua a vedere come prioritaria la riforma della giustizia rispetto a quella dell'economia.
Chissà che cosa intende, convinto com'è sulla tenuta del suo governo come se fosse anch'esso un dono della grazia divina...
Come non parlare della proposta di riforma fiscale del Nostro? Dimostra un equilibrio che non gli conoscevamo, ma il bello della politica è appunto la sorpresa.
Anzitutto il Nostro, in evidente stato di grazia, propone un sistema fiscale più semplice. Amen.
Secondo di poi, un sistema fiscale senza privilegi (o con meno privilegi). Osanna.
Terzo: l'esempio deve venire dalla classe politica. Alleluja!
Ma attenzione: i commenti a caldo sulla proposta del Nostro non sono teneri; Tremonti fa discutere all'interno della sua stessa area politica.
Alemanno: "Bisogna fare le riforme, ma non si possono fare degli spot elettorali";
La Lega attraverso il suo capogruppo alla Camera: "Valuteremo la sua ipotesi";
Casini: "Per ora sono solo chiacchiere, aspettiamo i fatti".
Il Reuccio, intanto, dopo l'amara sconfitta sul legittimo impedimento non calcola nemmeno di striscio il suo ministro e continua a vedere come prioritaria la riforma della giustizia rispetto a quella dell'economia.
Chissà che cosa intende, convinto com'è sulla tenuta del suo governo come se fosse anch'esso un dono della grazia divina...
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