luna bianca luna nera è la luna del calendario, quella di tutti i giorni, perché in questo blog si parla di ciò che succede e di come lo sentiamo.
l'una bianca, l'una nera: qualcosa ci piace, qualcos'altro invece no. perché anche la luna ha un suo fondo di inquietudine.
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martedì 21 febbraio 2012

Asparagi misogini per chi fa sesso a scuola

Da Bassano del Grappa, famigerata patria di un delizioso asparago bianco, è giunta nei giorni scorsi la piccante notizia che un preside di scuola media superiore avrebbe sorpreso due quindicenni in atteggiamento inequivocabilmente erotico nei bagni dell’istituto da lui diretto. L’esemplare punizione del gesto dei focosi giovani è stata, come ci si potrebbe attendere da un Nordest pulito, preciso e dove tutto è sempre in meticoloso ordine, nientemeno che la sospensione.
Trattandosi di argomento scolastico è bene aprire una parentesi linguistico-filologica sulle curiose stranezze dell’italico idioma.
Secondo un simpatico documento che gira per la rete evidenziando le sottigliezze della nostra articolata lingua, un cortigiano è un bonzo dell’imperatore giapponese mentre una cortigiana è ben altro, un peripatetico è un discepolo della scuola aristotelica mentre una peripatetica è ben altro, un uomo pubblico è un politico in vista mentre una donna pubblica è ben altro, un accompagnatore è il pianista della classe di canto mentre un’accompagnatrice è ben altro, un uomo disponibile è il marito ideale mentre una donna disponibile è ben altro.
Il preside in questione deve aver avuto ben in mente le suddette ambiguità della lingua italiana quando ha conferito la punizione ai due incauti giovincelli responsabili di atti osceni in pubblico luogo scolastico: un giorno di sospensione per lui, quattro giorni per lei.
La circostanza si commenta da sola: ma lungi da noi l’avanzare troppi sospetti di misoginia.
Immaginiamo invece che il reato commesso dalla ragazza, ritenuto evidentemente più grave di quello commesso dal ragazzo, sia stato punito dal solerte dirigente non in quanto reato sessuale, reso più ponderoso dalla discendenza della giovane dalla prima peccatrice di sesso appunto femminile, bensì per avere sovvertito il di cui sopra immacolato ordine nordico recandosi nella ritirata dei maschi anziché in quella, più consona, riservata alle ragazze.
Per tanta audacia la discendente di Eva si è dunque meritata una punizione maggiore rispetto a quella del suo giovane partner maschile che invece, entrando nel bagno a lui dedicato, non ha infranto nessuna regola sociale.
Ecco che in Italia tutto finisce a tarallucci e vino o, nel caso in questione dove compaiono protagonisti ancora minorenni, ad asparagi bolliti. Un po’ indigesti, è vero, ma che farci? D’altra parte gli asparagi a febbraio sono completamente fuori stagione.
 

sabato 18 febbraio 2012

Porno tandoori

Una volta toccò al nostro presidente del Consiglio,  il cavaliere disarcionato da una grottesca faccenduola di donnine a chiosa della quale l’amico Mike Bongiorno, se solo avesse potuto assistervi, avrebbe certamente commentato: caro Silvio, lei mi scivola sul pisello. Ora che le potenze mondiali aumentano, in occidente si tira la cinghia, si aggiungono posti a tavola e lo scranno dei signori fa spazio ai nuovi arrivati, ci giunge dall’India la notizia che un pugno di ministri, per l’esattezza due uomini e, udite udite, persino una donna, si sono dimessi dopo essere stati sorpresi a guardare un film porno in parlamento.

Evidentemente annoiati dalla seriosa circostanza cui la loro posizione li ha costretti ad assistere, ossia una seduta parlamentare incentrata sulla devastante crisi agricola che sta vivendo l’India, i tre moschettieri del sesso devono aver ben pensato di distrarsi con alcune immagini di signore non propriamente ammantate del tradizionale coloratissimo sari.

Singolare la posizione personale dell’unica donna fra i tre: ministro per la donna e l’infanzia, versione indiana delle nostre politiche sociali; ma quel che davvero fa quadrare i conti è l’appartenenza politica dei tre dimissionari, i quali guarda caso facevano capo al principale partito della destra indiana, quel Bharathya Janata Party che, in ossequio ai modi della ormai paradigmatica destra all’italiana, deve evidentemente aver pensato di unire l’utile al dilettevole coniugando il mondo del porno con l’esigenza, specifica nel caso della signora ministro, di dare un impulso al lavoro della donna. In effetti quale settore si può immaginare più efficace del set a luci rosse in quanto ad aumento del fabbisogno di manodopera femminile, possibilmente allo stremo e disposta a tutto o quasi?

E invece le alte dirigenze del partito non devono avere molto gradito la geniale linea di pensiero dei tre esponenti in questione, tanto da indurli alle dimissioni per motivi di reputazione. Pazienza: in India come nel Belpaese, all’origano o al curry, gli ingredienti di base sono sempre gli stessi e a noi italiani non resta che rimpiangere i tempi in cui non era il porno a entrare clandestinamente in parlamento, come nell’era di Berlusconi e di questo nuovo scandalo erotico all’indiana, bensì il viceversa: il parlamento, nella persona dell’onorevole Cicciolina, entrava nel mondo del porno e in un certo senso lo rendeva «normale». La differenza è sottile. Ma c’è.
 

venerdì 6 gennaio 2012

Befane lesbiche

La Befana, è ben noto, è la festa di tutte le donne. La vecchietta un po’ scorbutica dal cuore d’oro che distribuendo piccoli doni, ben più proletari rispetto a quelli magniloquenti del collega capitalista Babbo Natale, si porta via tutte le feste, somiglia davvero al concetto del femminile: mutevole e popolare, dolce e sanguigna, ironica e malvestita, la befana è l’archetipo di ciò che non sembra ma è, di ciò che le apparenze nascondono, di ciò che non si può dire. Perfetta per tutte le donne, che le assomiglino o no, la Befana parla di donne: di ciò che le donne non sono, di ciò che vorrebbero essere, di ciò che non vorrebbero essere e persino di ciò che non sono.
Ma c’è di più: poiché delle donne anziane, come se lo sfiorire della bellezza giovanile negasse automaticamente l’identità femminile, non si parla mai, la Befana è anche una importante occasione di riflessione su come la società moderna vede la donna e sui ghetti di lustrini e belle apparenze nei quali, l’attualità delle varie suobrette rubacuori insegna, la relega. Inoltre il legame tra Befana ed il concetto del manifestarsi, nel caso occidentale l’epifania cristiana del piccolo Gesù ai Magi, dona alla famosa vecchietta un’aura di introspezione psicologica che in altri personaggi popolari o mitici non è altrettanto evidente.
Perfetto per l’occasione befanesca è quindi il libro della psicoterapeuta statunitense Karol Jensen, Lesbian Epiphanies, una pubblicazione che parla delle donne che acquisiscono consapevolezza della propria omosessualità tardi nella vita, magari dopo un matrimonio e una famiglia tradizionale, e dell’impatto che i cliché sociali hanno su questo genere di esistenze. Attraverso l’esame di una ventina di casi del genere, il libro s’interroga sui motivi che spingono le donne a nascondere la propria sessualità per così tanto tempo.
L’ingrediente psicologico, la presenza di befane tardone che non sono consapevoli del loro essere tali, ossia di avere un potenziale lato di ribelle autonomia, e le molte storie di rinnegamento della propria identità lesbica a seguito della visione negativa che la società ha della sessualità femminile (in tutte le sue forme, a ben vedere) rendono il libro un prezioso regalo per le befane anglofone e una valida occasione di riflessione per tutti. Se la Befana di quest’anno, in piena crisi economica, si dovesse dimenticare di riempire le calze ansiose di aggiungere questo libro alla propria lista di letture per il 2012, una cospicua selezione è facilmente reperibile anche su internet: nel suo essere donna, anziana, lesbica e persino un po’ comunista, la Befana è davvero una sovversiva.

Karol L. Jensen
Lesbian Epiphanies: Women Coming Out in Later Life

Harrington Park Press, giugno1999
228 pagine, 26,97 euro
(in inglese)

   
 

sabato 26 novembre 2011

Cicciolina for president!

Nata a Budapest il 26 novembre del 1951, l’onorevole pornodiva Cicciolina, al secolo Ilona Staller, approda in forma smagliante alla fatidica soglia dei sessanta.



Con l’abituale insalatona mista di kitsch e candore, colori pastello e rossetti da vamp, fiaba e sensualità, Cicciolina ci accoglie nel suo sito ammiccante come sempre; ci racconta i retroscena della sua ormai lunga esistenza di icona del sesso tra cui, gustosissimo, l’incontro con Berlusconi nel lontano 1974, che «con il suo aereo privato» le fece scoprire una delle più belle isole della Grecia, lasciando ai lettori il divertimento di immaginarsi quale; ci racconta l’episodio in cui persino Nilde Iotti la applaudì nel corso di un suo discorso «contro la violenza sulle donne», e infatti le immancabili animazioni web, irresistibili per chiunque e dunque figuriamoci per Cicciolina, le regalano occhi sfavillanti come quelli di una pasionaria o di una principessa austroungarica.

In effetti, a ben vedere, un po’ principessa e un po’ pasionaria Cicciolina la è stata. E non tanto del porno quanto dei diritti civili. Tutto si può dire della grottesca, improbabile accoppiata Cicciolina-Pannella, la Bella e la Bestia, ma non che non abbiano compreso come l’affermazione dei diritti civili passi anche attraverso una presa di coscienza del proprio corpo e della propria sessualità che in questi nostri tempi, purtroppo, latita irrimediabilmente. Di corpo e sessualità né si parla, né si ascolta chi ne parla.

Non c’è dunque da stupirsi se, ripercorrendo la carriera di Cicciolina, il clamore suscitato dalla sua candidatura a parlamentare della nostra sciagurata Repubblica ha riguardato il suo mestiere, come se sedere a Montecitorio e guadagnarsi il pane nel mondo del porno si escludano a vicenda in virtù di qualche fantomatica postilla costituzionale.
Viene altresì da pensare che i ventimila che compatti l’hanno votata siano stati abbagliati, per parafrasare una nota pubblicità di mentine di moda giusto in quell’epoca, più dal buco che dalla donna intorno: il sesso stuzzica e tuttavia, almeno nel Belpaese, si fa ma non si dice. Una gnocca a Montecitorio, sebbene non siano state quelle le intenzioni di Pannella né della stessa Cicciolina, non è mai sgradita.

Eppure lei, la pornodiva che ha fatto storia, nel ruolo della paladina del sesso libero e senza inibizioni, della lotta all’AIDS, dell’inquietante fenomeno della violenza sulle donne è perfetta. Nel labirinto di argomenti tabù, affrontati abitualmente con ideologia, con falsi pudori o, quel che è peggio, con malinteso senso della religiosità, i brillantini virtuali negli occhi di Cicciolina sono un faro di coerenza.
Non a caso quando il nostro ex presidente del Consiglio ormai agli sgoccioli ha proposto, come nuovo nome per il suo partito, quello indubbiamente evocativo di Forza Gnocca, pochissimi hanno associato la sortita berlusconiana al più antico e più serio Partito dell’Amore di cicciolinesca memoria. Sarà un caso? O forse, su e giù per uno Stivale stretto tra le escort ipocritamente travestite da suore di Silvio e le suore neppure travestite da escort di Mario, di politici come l’onorevole Ilona Staller si comincia a sentire decisamente la mancanza
   

venerdì 24 giugno 2011

L'amore è amore.

Sulla dichiarazione di Veronesi riguardo l'amore omosessuale ha già detto, e molto bene, l'amica gianna nel suo ottimo post.
Che aggiungere?
La biografia di Veronesi è costellata di prese di posizione insolite e talvolta contrastanti: le prese di posizione dei cosiddetti liberi pensatori che finiscono per concepire tutto e il contrario di tutto senza troppi scrupoli morali. Nucleare ed eutanasia, inceneritori e vegetarismo, depenalizzazione delle droghe leggere e sostegno agli OGM, la polenta più insidiosa delle polveri sottili, le donne i cavalier l'arme e gli amori, tutto confluisce in una corrente di pensiero ormai inutilmente provocatoria. E vagamente offensiva: quale amore è più puro di altri?

Ma a ben vedere Veronesi offende se stesso, sua moglie e i suoi sette figli e, gli auguro, innumerevoli nipoti e pronipoti più di tutti quegli etero che si vedono accusati di un amore strumentale e magari (ricordo a Veronesi che in Italia la percentuale di infertilità si attesta intorno al 15-20%) i figli nemmeno li hanno.
Più di tutti quei gay e quelle lesbiche che mi auguro reagiscano con l'amaro in bocca a certi contentini che vengono loro offerti come un inutile e vacuo risarcimento alla totale mancanza di leggi che ne tutelino le scelte.
Più di tutti quei bisex o transgender ai quali Veronesi evidentemente non ha pensato: come li etichettiamo? Come la mettiamo, professore, con la vita che è ben più multiforme e caleidoscopica di quanto possano mai essere multiformi e caleidoscopiche le sue personali teorie?
Professor Veronesi, l'amore è amore. Non saturiamolo dei nostri pensieri in libertà: inchiniamoci in silenzio di fronte alla sua forza.
 

giovedì 9 giugno 2011

la storia delle persone e non dei personaggi

A metà maggio si è svolto l'annuale Sinodo della CELI, la Chiesa evangelica luterana in Italia, che ha visto una piccola grande decisione, di quelle che non hanno troppa risonanza nei media ma dalle conseguenze epocali: quei gesti che fanno la storia piccola, minima, quotidiana, la storia delle persone e non dei personaggi.

Vengo al dunque: il Sinodo dei luterani ha approvato a stragrande maggioranza l'introduzione della benedizione per coppie non tradizionali, etero ed omosessuali.

 "La benedizione delle unioni di vita non tradizionali riguarda le coppie sia etero che omosessuali” ha commentato la presidente del Sinodo Christiane Groeben. “Riteniamo infatti che il compito della chiesa sia quello di accompagnare i cristiani nel loro percorso di vita ascoltando la Parola di Dio e osservando i cambiamenti sociali. E quello che osserviamo è che nel campo delle relazioni umane esiste una molteplicità di comunioni di vita, comprese quelle omosessuali, vissute in maniera responsabile e basate sulla volontarietà, sulla continuità e la fiducia, verso cui la chiesa ha delle responsabilità pastorali che non può eludere”.

Ma non è tutto. All'interno del documento stilato dal Sinodo dei luterani in Italia si legge che “l’omosessualità fa parte delle espressioni della sessualità, quindi rappresenta una condizione naturale”. Per questo “la condanna morale dell’omosessualità non può essere in nessun modo giustificata”.
 
Cosa aggiungere a queste parole dense di umanità, speranza, fede, coscienza civile? Parole che guarda caso vengono dal basso: da persone e non dai soliti personaggi cui i media ci hanno abituati.
 

martedì 7 giugno 2011

La mela avvelenata

Il controllo sulla sessualità, argomento su cui oggi non racconterò una favola bensì l'amara realtà, è uno dei bocconi avvelenati più subdoli e pericolosi della storia del potere dell'umanità sull'umanità.

Un 7 giugno dei sessuofobi anni '50 ingurgita la sua mela avvelenata il matematico e crittoanalista inglese Alan Turing, facendo il suo ingresso nell'eternità in maniera un po' diversa dalla dolce stucchevole fortunata Biancaneve.

Turing è un personaggio tanto geniale e affascinante quanto scomodo.
Durante il secondo conflitto mondiale è impegnato nella decrittazione di codici bellici tedeschi, italiani e giapponesi, permettendo di fatto agli Alleati di vincere la guerra. In tutta risposta il governo britannico, pazzesco ma vero, lo accusa del "reato di omosessualità" in un periodo in cui questa vergognosa affermazione è ancora possibile.
In seguito ad incaute dichiarazioni riguardo la propria sfera sessuale, rilasciate nel corso di un processo in cui il matematico accusa di furto un uomo da lui stesso ospitato, Turing viene costretto alla castrazione chimica che ovviamente gli devasta il bel corpo atletico e l'ancor più bella ed ancor più atletica mente. Le conseguenze della massiccia assunzione di ormoni femminili lo spingono al suicidio mediante la mela avvelenata di cui sopra.

Così l'Inghilterra, una delle più antiche democrazie europee, ringrazia le proprie risorse umane: da Wilde a Turing passano molti, troppi anni, che mostrano come sia difficile imparare dai propri errori. Parentesi: un altro morto il 7 giugno quantunque in circostanze meno drammatiche, Forster, inglese anche lui, pubblicherà solo postumo il proprio romanzo sull'omosessualità. Sarà un caso?

Cinquant'anni dopo quei fatidici anni '50 (il che non è male, considerati i secoli impiegati dalla Chiesa per fare pubblica ammenda dei roghi dell'Inquisizione), il governo britannico chiede ufficialmente scusa per il suicidio di Turing. Ma quali sono le speranze per il futuro in un'Europa in cui non esiste ancora, di fatto, la possibilità di godere degli stessi diritti per eterosessuali ed omosessuali? Ed anzi, un'Europa in cui ci troviamo ancora a distinguere tra eterosessuali ed omosessuali?
Una mela avvelenata che siamo costretti ad ingurgitare tutti i giorni.
 

mercoledì 20 aprile 2011

Pietro Aretino for president

Affermare che Pietro Aretino sia il primo dei pornografi non è un gesto correttissimo, lo vedo bene, nei confronti della gustosa letteratura licenziosa del mondo antico; ma oggi, nella ricorrenza del suo compleanno, mi piace ricordare l'Aretino così.
Ritratto assai particolare dell'Aretino

Se non è stato il primo dei pornografi in assoluto, quanto meno lo è stato in epoca moderna e con una sensibilità che ci è sorprendentemente vicina.
Pietro ha l'anima irriverente, quanto mai consona alla sua inclinazione verso la lussuria.
Pietro ha il gusto del piacere e della vita vissuta con fervore.
Pietro incarna il desiderio di una libertà che oggigiorno diventa sempre più equivoca; e all'odierno sbandieramento di anatomie femminili invidiabilmente perfette, che intendono suggerire che la donna sia degna di nota solo quando è oggetto, contrappone un divertimento sanguigno, popolaresco, una sessualità variopinta ed autentica che avrebbe, secoli dopo, fatto la gioia di Balzac.
Pietro testimonia di un gusto per la verità attraverso il desiderio che oggi, anche grazie alle recenti squallidissime vicende sessuali del nostro presidente del Consiglio, non è purtroppo più d'attualità: sostituito da un patetico svilimento della dimensione erotica dell'esistere che ha fatto scendere in piazza, e giustamente, migliaia di donne offese.
Gli amanti dell'Aretino sono ancora oggi, per noi, nella loro imperfezione che ce li rende simpatici ed umani, un modello di gioia di vivere: Pietro Aretino for president, o meglio, for king.
"Mi dicono ch'io sia figlio di cortigiana; ciò non mi torna male; ma tuttavia ho l'anima di un re. Io vivo libero, mi diverto, e perciò posso chiamarmi felice."

sabato 16 aprile 2011

Sciopero degli spermatozoi

La Suni, Società degli Urologi del Nord Italia riunita in questi giorni in convegno, lancia l'allarme: la fertilità maschile è in calo preoccupante.
Questo pone immediati e severissimi interrogativi di natura sociale: come mettere rimedio all'ecatombe di spermatozoi? Ma anche: come risolvere i casi irrisolvibili in un paese, il Belpaese, dove la donazione di seme è semplicemente interdetta?
Rassegnamoci: questa è l'Italia.
L'Italia dell'uomo macho e della donna disponibile.
L'Italia dove la fertilità maschile è ancora associata alla potenza sessuale.
Del resto, mi dico, cosa dobbiamo aspettarci da un paese il cui premier - dopo un'operazione alla prostata che un mio caro amico, vittima dello stesso disturbo, ha eloquentemente etichettato come "definitiva" - trova ancora il coraggio di pubblicizzare le proprie ormai improbabili prodezze erotiche?
Ormai noi cittadini onesti possiamo solo solidarizzare con lo sconsolante ma dignitoso sciopero degli spermatozoi.

venerdì 18 febbraio 2011

sesso e magnolie

A qualche giorno dalla pubblicazione della foto-scandalo in cui compare Vendola in costume adamitico, in un campeggio per nudisti nel lontano 1979, affermo con decisione che viviamo in una società pazzesca.
Quello che viene contestato al Cavaliere non è l'esposizione del corpo nudo, bensì il suo impiego ai fini del potere. Equiparare un bagnante nudista (anche se si tratta di un presidente di regione) alle gesta erotiche di Arcore è un'azione dai fondamenti logici scorretti.
Detto questo, che è già stato detto anche molto meglio in altre più importanti sedi, aggiungerei una piccola considerazione.
Che cosa ha a che fare la sessualità con il nudismo? Altro errore logico, stavolta di fondo. La risposta probabilmente è: tanto quanto ha a che fare con le magnolie.
La nostra società vede sessualità ovunque vi sia una condizione di semplice naturalità. Il solo fatto di comparire nudi crea un link automatico e non autorizzato alla voce "sesso" che rivela quale sia l'autentico tarlo della modernità: un erotismo tanto sbandierato quanto più è malvissuto. Nudità esibite insensatamente sui manifesti e in tv sono il pane quotidiano; vivere con spontanea e gioiosa naturalezza il proprio corpo, invece, è eresia.