luna bianca luna nera è la luna del calendario, quella di tutti i giorni, perché in questo blog si parla di ciò che succede e di come lo sentiamo.
l'una bianca, l'una nera: qualcosa ci piace, qualcos'altro invece no. perché anche la luna ha un suo fondo di inquietudine.

martedì 31 maggio 2011

La scrutatrice e il sorriso dell'Italia

Il sorriso dell'Italia è tutto nel volto e nei gesti della giovane scrutatrice che non si è alzata in piedi di fronte al Cavaliere nell'atto di deporre il proprio voto nell'urna.
In questo piccolo episodio leggo una grande dignità: la dignità di chi non si alza dalla propria sedia di fronte ad un potere decrepito e corrotto e di chi, pur donna e pur giovane, non si piega al controllo altrui.
Una speranza per il domani.
 

mercoledì 25 maggio 2011

Se cade la foglia di fico...

Se cade la foglia di fico...


Una metafora per rappresentare ciò che potrebbe succedere alla seconda tornata elettorale: la foglia di fico che finora è riuscita a nascondere le vergogne del potere. Questa foglia rappresenta il cosiddetto consenso che fino a qualche mese fa non era mai mancato a questo governo e che legittimava ogni arroganza. Forti del carisma di un premier giocherellone e barzellettiere che dava l'illusione che il consenso fosse qualcosa che non poteva mai mancare, gli esponenti del centrodestra si presentavano ovunque esibendo faccia tosta e arroganza: non temevano più niente. Qualsiasi critica venisse avanzata si trinceravano sempre dietro l'argomento del consenso ricevuto: "parlate, parlate, tanto alla fine gli italiani votano noi".
L'umiltà: questa sconosciuta….
Ultimamente è mancata parecchio: chiunque avrebbe fatto un minimo di autocritica di fronte ai recenti risultati elettorali. Invece no, l’arroganza ce l’hanno nel DNA, tanto da non farli più ragionare su fatti lampanti e farli restare dell'idea che qualsiasi cosa facessero o qualsiasi limite di decenza o di indecenza superassero, alla fine sarebbero stati comunque premiati alle urne, grazie a quelle ipotetiche e tante sbandierate virtù taumaturgiche del premier.
Ora che il consenso, e quindi la foglia di fico che copriva le loro vergogne, comincia a dare segni di cedimento, ecco che appaiono disorientati, frastornati, suonati. Si erano abituati all'idea di un consenso immarcescibile, eterno, ed ecco che, nel momento in cui viene a mancare, questi uomini e queste donne non sanno più misurarsi con la realtà, non sono più capaci di rinunciare ad essere arroganti e si esibiscono in proclami deliranti e fantasiosi degni della feccia politica più sordida e ignorante (nel senso che ignora).

Chi riconosce i propri errori o le proprie sconfitte è sempre una persona degna di rispetto, a prescindere da come la pensi.

Ps. C'è un'altra foglia di fico che ha coperto le loro vergogne: quella del potere dei media. Su questa foglia ancora possono contarci.

martedì 24 maggio 2011

Tremonti

Con quale autorità Tremonti contesta i dati dell'Istat secondo cui l'Italia, ormai in crisi conclamata e ben più povera rispetto a dieci anni fa, non sarebbe esattamente quel ricco paese dei balocchi che il ministro decanta?

Con l'autorità di un lumbard che nei lontani anni ottanta scrive per Il Manifesto e dieci anni dopo è ministro del governo Berlusconi.
Con l'autorità del bigotto che istituisce la pornotax, imposta (dichiarata "etica") sul reddito che non è difficile capire a chi sia indirizzata.
Con l'autorità di un laureato in giurisprudenza: sì, un laureato in giurisprudenza che per ben quattro volte viene assegnato al ministero dell'economia e delle finanze (da un presidente operaio non è lecito aspettarsi il giurista economista?)
Con l'autorità di chi sostiene la teoria della cosiddetta Economia sociale di mercato, un ibrido tra socialismo e capitalismo che ben rispecchia la propensione del nostro a rimanere in medio assieme a non si sa bene quale virtù.
I dati Istat purtroppo narrano la realtà: e la realtà italiana è sotto gli occhi di tutti.
Inclusi quelli di Tremonti se è vero che, come riporta Wikipedia, il suo reddito imponibile netto riferito al 2009 è di soli 39.672 euro, uno dei più bassi fra i parlamentari. Ma si sa: Tremonti, da buon cristiano, si accontenta. Dicendosi più ricco di quanto non sia.

lunedì 23 maggio 2011

potere temporale e potere spirituale

Dall'assemblea generale della Cei il cardinal Bagnasco ci insegna cosa non bisogna fare per superare la crisi anche morale in cui versa il Belpaese.
Anzitutto (citazioni da Repubblica.it):
la politica non deve venire "ridotta a litigio perenne";
la società civile non deve essere incline a "slabbrature dei ruoli o delle funzioni";
l'informazione "non estranea ad acribia ed equilibrio";
l'integrità morale della chiesa cattolica è argomento su cui non transigere, pena uno strazio "indicibile";
la scuola, che occorre "amare con predilezione", non deve assistere ad un prosciugamento delle risorse economiche;
i lavoratori non devono essere "lasciati soli".
Parole sacrosante e condivisibili che segnano, a parer mio, una svolta nel pensiero di Bagnasco (alla vigilia della sua probabile assunzione al soglio progressista della chiesa ambrosiana?) e che, tuttavia, restano lievi come l'aria.
Un grazie virtuale a Bagnasco per il suo interessamento ai grandi temi dell'attualità italiana. Ora che ci ha detto cosa NON bisogna fare, attendiamo fiduciosi indicazioni più propositive. O in tal modo si scadrebbe nel confondere potere temporale e potere spirituale?

Ma te....hai presente Fukushima??


Da un mese non si parla più di Fukushima, avete notato? Niente più dibattiti, tavole rotonde, niente più notizie, niente più esperti a darci la loro versione sulla portata di questa sciagura, niente più previsioni. 
Che è successo? 
Se non si reperisse qualcosa su internet che ci fa sapere che i reattori sono sempre lì, fuori controllo come e più di prima, potremmo quasi pensare che è tutto a posto, che l’allarme è rientrato e che potremo stare sicuri che la nostra vita continuerà come sempre, senza intoppi e senza pericoli. 
Sarebbe bello vero?
Peccato che così non è!
È evidente che stanno cercando di farci dimenticare tutto per aggirare i referendum, i media sono al servizio del caimano e il caimano dice NO, non c’è bisogno di far sapere alla gente che i reattori giapponesi continuano a rimanere fuori controllo e a dispensare nell’aria e nell’acqua la loro dose giornaliera di radioattività e gli esperti continuano a fare tentativi fiduciosi più della loro buona sorte che dell’efficacia dei loro interventi.
Non c’è bisogno di far sapere cosa ne è stato dei tecnici che sono ritornati nella centrale consapevoli che si stavano suicidando e nemmeno come mai le navi americane fuggono al largo ad almeno 100 miglia se la zona di evacuazione rimane sempre contenuta in una trentina di km.
Non c’è bisogno di far sapere cosa ne è delle esportazioni nipponiche (vietate, non vietate, solo per determinate zone, solo per certi prodotti, ma forse anche no), della popolazione evacuata, della nube radioattiva che si aggira indisturbata per il mondo.
Non ce n’è bisogno.
Perché tutto sta tornando come prima, a che serve ricordare? Abbiamo dimenticato anche Chernobyl, se non ci fosse stata Fukushima, chi ci pensava più?
Ora andrà così: un lungo silenzio, un paio di anni di controlli pilotati sulle centrali esistenti e politiche mirate a raggiungere standard di sicurezza che più sicuri non si può.
Perché abbiamo imparato da Fukushima. 
Ora le centrali saranno più sicure e più belle di  prima, non ci saranno più pericoli………..
l’importante è tenere la testa ben sepolta sotto la sabbia……il resto viene da sé.

sabato 21 maggio 2011

Una breccia possibile.



L’affermazione di Pisapia a Milano, nella roccaforte della destra affarista, nella Milano terreno fertile per le mafie (‘ndrangheta e camorra comprese), capitale del mattone e della lottizzazione, della finanza creativa che distrugge il lavoro e crea nuovi schiavi, è il segno che una nuova coscienza sta emergendo. Il vento sta cambiando.
Giuliano Pisapia ha aperto una breccia nel tessuto sociale della città. Ha rotto un incantesimo, ha dissolto il miraggio di un progresso fondato sullo sfruttamento indiscriminato e sul saccheggio dei beni comuni (sempre più prerogativa degli speculatori) e sulla sopraffazione degli “altri”, sempre più emarginati, sfruttati, abusati, posti in subordine rispetto al profitto dei singoli.
La breccia di Pisapia si apre verso una città sostenibile, accessibile, verde. Dove la periferia non è più emarginazione ma centro di nuova vitalità e creatività. Dove l’industria del mattone non è più violenza e sfruttamento delle risorse del territorio ma recupero architettonico eco-sostenibile. Dove l’amministrazione è chiara, trasparente, comprensibile e condivisa, in cui ogni cittadino possa verificare autonomamente spese ed entrate. La Milano di Pisapia è una città che sostiene i diritti, il lavoro e le imprese sane, le nuove iniziative, la cultura e la creatività, che premia qualità, competenza e legalità.
Pochi si aspettavano che vincesse le primarie di novembre, nessuno credeva che potesse sconfiggere la Moratti.
Pisapia ha osato, si è messo in gioco, ha lanciato la sfida, una sfida raccolta in pieno da larghe fasce della città, non solo di sinistra. Una sfida che, nonostante le resistenze interne alla coalizione di centrosinistra, ha fatto breccia nella città.
Ora la breccia deve assumere la forma di un varco, un grande varco per far cambiare la rotta, non solo a Milano ma all’Italia.
L’esempio di Pisapia, il suo ardire, devono essere un modello da seguire. E’ necessario osare, mettersi in gioco, sfondare il muro dell’indifferenza, dell’apatia, dell’asservimento clientelare che relegano le città ai modelli fudali. E del resto è quanto è accaduto per ben due volte in Puglia con la candidatura di Vendola a presidente della regione.
Ogni città italiana si scontra con le stesse identiche problematiche di Milano: lo sfruttamento del territorio, la sostenibilità ambientale, il recupero delle aree urbane e la riqualificazione delle periferie, il territorio e l’eredità storico culturale, la socialità e l’integrazione degli “altri”, il lavoro e l’impresa. Ricchezze e beni comuni che con il miraggio di un mercato più libero, dei servizi più estesi per grazia del privato, cedono il passo alla speculazione e allo sfruttamento dei nuovi signori.
Per questo è necessario rompere gli schemi del  moto autoreferenziale della politica che asserve e soffoca identità e istanze creative dei territori e delle comunità. E’ necessario irrompere nella scena, mettersi in gioco, non avere paura, poiché ne va della nostra libertà, del nostro futuro. Sempre che non si voglia, un domani, risvegliarsi e ritrovarsi non attori di una scena condivisa ma servitori necessitati di uno spettacolo che non ci appartiene, se non addirittura relegati alla parte del piagnisteo supplicante.
giuseppe vinci

mercoledì 18 maggio 2011

Vento di speranza

Ogni tanto si respirano venti di cambiamento anche nel nostro vecchio, ammuffito e retrogrado Belpaese.
In occasione della giornata mondiale contro l'omofobia il presidente Napolitano ha detto la sua, e l'ha detta con decisione: "l'ostentazione in pubblico di atteggiamenti di irrisione nei confronti di omosessuali è inammissibile in società democraticamente adulte. In altri Paesi democratici, persone che hanno dichiarato i loro orientamenti omosessuali hanno potuto raggiungere posizioni di grande rilievo, ricoprire alte cariche anche pubbliche" (cito da Repubblica.it)
Questa improvvisa brezza, arrivata fra l'altro all'indomani delle vili aggressioni a giovani gay avvenute in quel tempio dell'incosciente tamarraggine studentesca che è oggigiorno l'università Bocconi, questa brezza, dicevo, in un contesto di scirocco, mi ha scossa piacevolmente e mi fa sperare di poter vivere in un paese civile e degno della propria storia di arte, cultura, musica, pensiero e accoglienza. Un repubblica il cui presidente possa finalmente affermare a testa alta, con dignità e serietà ed autorevolezza, non soltanto l'inammissibilità dei comportamenti omofobi "in società democraticamente adulte", ma anche l'importanza dell'apporto creativo delle persone omosessuali all'interno della società civile.

martedì 17 maggio 2011

Stranezze e complotti.

 
 

Ieri sera parlavo con un amico dell’arresto di Strauss-Khan, e ci siamo chiesti come fosse possibile che uno degli uomini più potenti del mondo, il presidente del fondo monetario internazionale e probabile candidato all’Eliseo, e quindi assolutamente fuori dall’anonimato, non avesse altro metodo per soddisfare le proprie voglie sessuali che quello di costringere una cameriera di 32 anni, a sottostare ai suoi impellenti bisogni, rischiando in modo così plateale di rovinarsi la carriera e perdere tutti i vantaggi della sua posizione. 
Sì, lo so, tutti i potenti (chi più chi meno) usano la loro condizione per sfogare i loro più bassi istinti e qui in Italia ne abbiamo un esempio fin troppo significativo, ma io mi domando e dico: se ti piace avere la “coperta” nel letto e, allo stesso tempo, temi un complotto, perché ti metti ad assalire la prima donna che ti entra in camera? La tua posizione e i tuoi soldi ti possono (purtroppo!!!) permettere ben altro! 

Attenzione: non sono solidale con Strauss-Khan, i suoi trascorsi denunciano chiaramente un’oggettificazione delle donne che non me lo rende sicuramente simpatico, tuttavia fa un certo effetto vedere un personaggio del genere ammanettato con le mani dietro la schiena e scortato da cinque agenti. 
Anche la storia in sé ha parecchie stranezze: la cameriera sarebbe entrata nella suite per sbaglio, credendo che fosse libera, per riassettarla (come succede in qualsiasi alberghetto di provincia ma non, suppongo, all’Hotel Sofitel di Times Square). Strauss-Kahn usciva invece dalla doccia e si è presentato nudo alla cameriera. Poi il tentativo, ma la cameriera è riuscita a liberarsi e a denunciare il fatto. All’arrivo della polizia l’uomo se n’era già andato. Più tardi ha telefonato all’albergo dicendo che aveva dimenticato il cellulare in camera. Quelli dell’albergo, d’accordo con la polizia, gli hanno chiesto dove si trovasse. Era all’aeroporto, da dove sarebbe partito per Parigi e poi per Berlino, dove doveva avere un incontro con la Merkel per discutere degli aiuti ai paesi europei in difficoltà. Quindi i poliziotti sono arrivati all’aeroporto con la cameriera che, sulla scaletta dell’aereo, come riferisce il NYT, lo ha indentificato per l’aggressore.
Strauss-Kahn ha detto che non c’entra con la faccenda e si è reso disponibile per una perizia legale. Il processo durerà mesi, o anche di più se, come è già successo, la presunta vittima rifiuterà di comparirvi, ma intanto la sua carriera è stroncata.
Può essere che questo vecchio sporcaccione sia effettivamente colpevole della cosa e tutte le conseguenze a cui andrà incontro saranno più che meritate, ma proprio per questo motivo tutto resta molto strano: 
-strano che uno degli uomini più potenti e importanti del mondo se ne stesse nella sua suite e chiunque potesse entrare nella sua camera, anche per sbaglio; 
-strane le modalità dell’arresto e del riconoscimento sulla scaletta; 
-strana l’esagerata risonanza mediatica che ha avuto la vicenda.

Libération rivela un retroscena destinato ad alimentare la teoria del complotto dietro la "storia privata" di Strauss-Kahn. Il 28 aprile scorso, il direttore generale del Fondo monetario internazionale aveva incontrato alcuni giornalisti del quotidiano, ai quali aveva confessato come le donne fossero uno dei suoi punti deboli, oltre ai soldi e al fatto di essere ebreo. Non solo. Conversando con la stampa, Strauss-Khan aveva addirittura immaginato il complotto: "Una donna violentata in un parcheggio, alla quale promettono 500mila euro o un milione per inventare una storia del genere". "Sì, mi piacciono le donne, e allora? - aveva ammesso Strauss-Kahn nell'occasione - Da anni si parla di foto di ammucchiate giganti, ma non ho mai visto uscire niente. Che le tirino fuori!".

Forse l’ipotesi di un complotto sarkosiano non è del tutto campata in aria, ma, come sempre, per tante cose che succedono, non sapremo mai la verità. Una cosa però è evidente: l’arresto con manette e poliziotti presente tutta la stampa (vedi video) è palesemente una sceneggiata. Non si arresta così il presidente del FMI, se non si è "autorizzati".