Già, domani si vota. Certo che ci andrò, non mi perdo quest’occasione anche se so benissimo che dovrò fare le contorsioni: una mano a tapparmi il naso e l’altra a tapparmi…dietro….mi sa che la matita la dovrò stringerò fra i denti!
A parte gli scherzi, sono seriamente preoccupata: è da un bel po’ di tempo, parlo di anni, che, in occasione delle campagne elettorali, ci sono solo alcune cose che vanno crescendo inesorabilmente: la volgarità, la superficialità e la demagogia. Tutto il resto, tipo i contenuti, i rafforzamenti ideologici, la concretezza, il realismo e tutte quelle altre belle cose che potrebbero servire a coinvolgere emotivamente un cittadino per portarlo ad andare a votare con entusiasmo e convincimento, non ci sono più, si sono estinte come l’addax nasomaculatus.
Ed è da un po’, anche qui parlo di anni, che mi dico che si è toccato il fondo e poi, all’occasione successiva, devo ricredermi.
Se dieci anni fa un presidente del Consiglio avesse detto che avrebbe stoppato le demolizioni delle case abusive istituendo, di fatto, zone affrancate dalla legge, probabilmente il Paese gli si sarebbe rivoltato contro. Oggi è una notizia tra le tante. E’ una gara a chi la spara più grossa, gara che coinvolge tranquillamente anche i movimenti nuovi, quelli che dovrebbero essere vergini e non ancora dediti al culto della prostituzione per la poltrona.
Ho sempre dato la colpa di questo imbarbarimento ideologico a Berlusconi, al suo modo di fare che non è fascista: è peggio, è subdolamente peggio.
Però forse le cose non stanno così. Perché questo modo di fare si sta diffondendo.
I nuovi attori che si sono affacciati sulla scena politica in questi ultimi venti anni potranno anche aver intercettato esigenze giuste e condivisibilissime, portato idee programmatiche diverse e anticonformiste, ma per quanto riguarda lo stile, la condotta, l’atteggiamento di fondo hanno contribuito solamente al declino.
Berlusconi, Bossi, Di Pietro, Grillo, sono tutti leader di partiti personali, che basano il consenso non sulla forza delle loro idee, ma sul loro carisma e su un nemico ben identificabile: i comunisti, Roma ladrona, Berlusconi, i politici in genere.
A sentire i loro discorsi si arriva a una sola conclusione: sono vecchi dentro, hanno idee vecchie, prive di originalità. Non danno una visione dell’Italia proiettata a cosa saremo o faremo fra vent’anni, no, si incancreniscono su ridicole polemiche e promesse che sanno benissimo di non poter mantenere.
Purtroppo però, e qui mi verrebbe da dire ben altro ma mi limito a un decoroso PORCA MISERIA!!, se voglio un minimo di moderatismo istituzionale e di sensatezza politica mi tocca rifarmi a loro, anche quando eticamente mi fanno cascare di tutto e di più!!
Concludo: la mia delusione non si chiama Grillo o Di Pietro o Bersani o Berlusconi o Bossi o Fini o Casini. La mia delusione di questi giorni è la mancanza di un realismo concreto, di una consapevolezza attiva, di una partecipazione solidale alla risoluzione dei veri problemi dell’Italia. E non sono i dossier vari che escono all’ultimo minuto o le colpe dei governi precedenti, non sono gli insulti gratuiti o ancora le preferenze sessuali di questo o di quell’altro che dovrebbero far parte di una campagna elettorale. Una campagna elettorale dovrebbe avere la capacità di far riflettere l’elettore, renderlo partecipe delle motivazioni e dargli la forza di dire:
“ Questo percorso mi piace, sarà un percorso duro e lungo ma è quello giusto”.
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