L’affermazione di Pisapia a Milano, nella roccaforte della destra affarista, nella Milano terreno fertile per le mafie (‘ndrangheta e camorra comprese), capitale del mattone e della lottizzazione, della finanza creativa che distrugge il lavoro e crea nuovi schiavi, è il segno che una nuova coscienza sta emergendo. Il vento sta cambiando.
Giuliano Pisapia ha aperto una breccia nel tessuto sociale della città. Ha rotto un incantesimo, ha dissolto il miraggio di un progresso fondato sullo sfruttamento indiscriminato e sul saccheggio dei beni comuni (sempre più prerogativa degli speculatori) e sulla sopraffazione degli “altri”, sempre più emarginati, sfruttati, abusati, posti in subordine rispetto al profitto dei singoli.
La breccia di Pisapia si apre verso una città sostenibile, accessibile, verde. Dove la periferia non è più emarginazione ma centro di nuova vitalità e creatività. Dove l’industria del mattone non è più violenza e sfruttamento delle risorse del territorio ma recupero architettonico eco-sostenibile. Dove l’amministrazione è chiara, trasparente, comprensibile e condivisa, in cui ogni cittadino possa verificare autonomamente spese ed entrate. La Milano di Pisapia è una città che sostiene i diritti, il lavoro e le imprese sane, le nuove iniziative, la cultura e la creatività, che premia qualità, competenza e legalità.
Pochi si aspettavano che vincesse le primarie di novembre, nessuno credeva che potesse sconfiggere la Moratti.
Pisapia ha osato, si è messo in gioco, ha lanciato la sfida, una sfida raccolta in pieno da larghe fasce della città, non solo di sinistra. Una sfida che, nonostante le resistenze interne alla coalizione di centrosinistra, ha fatto breccia nella città.
Ora la breccia deve assumere la forma di un varco, un grande varco per far cambiare la rotta, non solo a Milano ma all’Italia.
Pisapia ha osato, si è messo in gioco, ha lanciato la sfida, una sfida raccolta in pieno da larghe fasce della città, non solo di sinistra. Una sfida che, nonostante le resistenze interne alla coalizione di centrosinistra, ha fatto breccia nella città.
Ora la breccia deve assumere la forma di un varco, un grande varco per far cambiare la rotta, non solo a Milano ma all’Italia.
L’esempio di Pisapia, il suo ardire, devono essere un modello da seguire. E’ necessario osare, mettersi in gioco, sfondare il muro dell’indifferenza, dell’apatia, dell’asservimento clientelare che relegano le città ai modelli fudali. E del resto è quanto è accaduto per ben due volte in Puglia con la candidatura di Vendola a presidente della regione.
Ogni città italiana si scontra con le stesse identiche problematiche di Milano: lo sfruttamento del territorio, la sostenibilità ambientale, il recupero delle aree urbane e la riqualificazione delle periferie, il territorio e l’eredità storico culturale, la socialità e l’integrazione degli “altri”, il lavoro e l’impresa. Ricchezze e beni comuni che con il miraggio di un mercato più libero, dei servizi più estesi per grazia del privato, cedono il passo alla speculazione e allo sfruttamento dei nuovi signori.
Per questo è necessario rompere gli schemi del moto autoreferenziale della politica che asserve e soffoca identità e istanze creative dei territori e delle comunità. E’ necessario irrompere nella scena, mettersi in gioco, non avere paura, poiché ne va della nostra libertà, del nostro futuro. Sempre che non si voglia, un domani, risvegliarsi e ritrovarsi non attori di una scena condivisa ma servitori necessitati di uno spettacolo che non ci appartiene, se non addirittura relegati alla parte del piagnisteo supplicante.
giuseppe vinci
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