Dall'assemblea generale della Cei il cardinal Bagnasco ci insegna cosa non bisogna fare per superare la crisi anche morale in cui versa il Belpaese.
Anzitutto (citazioni da Repubblica.it):
la politica non deve venire "ridotta a litigio perenne";
la società civile non deve essere incline a "slabbrature dei ruoli o delle funzioni";
l'informazione "non estranea ad acribia ed equilibrio";
l'integrità morale della chiesa cattolica è argomento su cui non transigere, pena uno strazio "indicibile";
la scuola, che occorre "amare con predilezione", non deve assistere ad un prosciugamento delle risorse economiche;
i lavoratori non devono essere "lasciati soli".
Parole sacrosante e condivisibili che segnano, a parer mio, una svolta nel pensiero di Bagnasco (alla vigilia della sua probabile assunzione al soglio progressista della chiesa ambrosiana?) e che, tuttavia, restano lievi come l'aria.
Un grazie virtuale a Bagnasco per il suo interessamento ai grandi temi dell'attualità italiana. Ora che ci ha detto cosa NON bisogna fare, attendiamo fiduciosi indicazioni più propositive. O in tal modo si scadrebbe nel confondere potere temporale e potere spirituale?