Lui in sobrio abito scuro, cravatta in tinta, bianco colletto apocalitticamente candeggiato e mento accuratamente rasato; lei in elegante pastrano scuro come la notte, dal collo abbondante, mêches bionde sui capelli castano chiaro, trucco naturale; in braccio (alla madre, rigorosamente) il pupo biancovestito con abito dal prezioso strascico. L’ennesimo secondo o terzo matrimonio di qualche star del cinema francese non più di primo pelo? Le nozze di una oscura coppia di regnanti europei già baciati dalla dea della fecondità?
Niente di tutto ciò. Si tratta della fotografia di uno dei battesimi che sono stati celebrati da papa Ratzinger nell’invidiabile scenario della Cappella Sistina in occasione del Battesimo del Signore, festa religiosa che cade ogni anno la prima domenica dopo il 7 gennaio.
L’occasione di quest’anno ha visto ben sedici neonati, non certo figli delle barbone di Termini bensì, più appropriatamente, progenie di altrettante rispettabili coppie di dipendenti vaticani, che hanno atteso tra un pianto e un vagito di essere inumiditi dalle mani papali, facendo così il loro ingresso nel jet-set della Chiesa Cattolica Apostolica Romana.
Niente di tutto ciò. Si tratta della fotografia di uno dei battesimi che sono stati celebrati da papa Ratzinger nell’invidiabile scenario della Cappella Sistina in occasione del Battesimo del Signore, festa religiosa che cade ogni anno la prima domenica dopo il 7 gennaio.
L’occasione di quest’anno ha visto ben sedici neonati, non certo figli delle barbone di Termini bensì, più appropriatamente, progenie di altrettante rispettabili coppie di dipendenti vaticani, che hanno atteso tra un pianto e un vagito di essere inumiditi dalle mani papali, facendo così il loro ingresso nel jet-set della Chiesa Cattolica Apostolica Romana.
«Il battesimo», ha detto il papa evidentemente dimentico che, oltre ai lustrini cattolici apostolici romani, esiste al mondo una varietà di religioni che per chi le professa sono state donate all’uomo da Dio tanto come il cattolicesimo, «è la prima scelta educativa». Difficile immaginare che, estrema unzione a parte, possa esisterne un’ultima; ma come slogan cinematografico va decisamente bene così.