C’era una volta lo scivolone del Pd sulla mutata (correva la non remota estate del 2011) situazione politica italiana, quel «cambia il vento» che chiosava l’immagine di un paio di gambe di donna a stento coperte da una succinta minigonna scarlatta quasi strappata via dalla nuova brezza sinistrorsa: campagna pubblicitaria che fece giustamente storcere il naso a quante e quanti criticano l’uso strumentale del corpo femminile, consueto appannaggio del centrodestra becero e pecoreccio delle presidenziali scuderie, anche da parte di un partito politico che si dice democratico e progressista.
Caduto di cavallo il Cavaliere, tuttavia, l’armadio del Pd non riesce ancora a liberarsi dei propri polverosi scheletri mediatici e punta oggi su un altro tema scottante: dopo l’immagine del femminile è la volta, manco a dirlo, della famiglia.
«Conosci i miei?» è il patetico titolo della nuova iniziativa del maggior partito del centrosinistra nostrano: una serie di monocromi cartelloni pubblicitari volutamente oscuri, recanti la scritta «conosci Eva?» «conosci Faruk?» «conosci Tal dei Tali?» e via elencando, hanno nei giorni scorsi tappezzato la capitale, alimentando peraltro una polemica sull’eventuale abusivismo di molti dei manifesti in questione che invitano i malcapitati lettori a recarsi su Facebook, il social network più alla moda, e unirsi al gruppo omonimo per scoprire che cosa Luciano, Eva, Serena, Faruk e compagnia avrebbero in comune.
La risposta al quesito è essa stessa oscura e lasciata all’immaginazione delle poche centinaia, almeno finora, di fans del gruppo; in pratica tutto in famiglia: tra consorti, figli, generi, nuore, cognati, zii, cugini di Bersani, Letta, Migliavacca, Bindi, Di Traglia e chi più ne ha più ne metta, radunare sei o settecento persone è veramente un gioco da ragazzi.
L’insuccesso di queste campagne pubblicitarie della sinistra made in Italy, evidente già per la minigonna, è sfacciatamente palese nel caso del gruppo di Facebook, dove canta la carta e i numeri striminziti non si possono gonfiare come i palloncini rossi alle antiche feste dell’Unità.
Altrettanto chiare sono le motivazioni: appropriarsi di un lessico nonché, quel che è più importante, di un modus cogitandi che sono tipici del pensiero della destra reazionaria e retriva non può procacciare a Bersani e ai suoi un vivo consenso. Il coinvolgimento buonista dell’elettore, o del tesserato, nella grande famiglia del Pd basandosi sui valori della peggiore tradizione italiota dei vari «gnocca per tutti» oppure «di mamma ce n’è una sola» o ancora il classico corollario all’anello di fidanzamento del «ti presento i miei», è una operazione che fa letteralmente cadere le braccia. Gran problema: circostanza che impedisce, fra l’altro, di poter stringere appropriatamente la mano ai membri della rispettabile famiglia di Bersani.