Con la tipica vociona grassoccia da contadinotto piemontese il leghista Mario Borghezio, non nuovo a questo genere di provocazioni, ha reso ai microfoni di Radio24 un'inquietante intervista in cui afferma di condividere in pieno la spinta ideologica che sta alla base dello sconsiderato furore omicida del protagonista dei recenti gravi fatti di Oslo.
Passi che Borghezio invochi la presunta identità europea di stampo cattolico e monoculturale, la necessità di una crociata contro il dilagante pericolo islamico, la perfetta sintonia che accomuna le idee del killer norvegese con quelle di molti altri europei (e Borghezio specifica anche quanti, il che fa sospettare una piena premeditazione dei contenuti dell'intervista e non un parlare a braccio) che votano determinati partiti politici tra cui egli pone orgogliosamente e non a torto il proprio, passi, dicevo, che Borghezio la pensi così.
E passi non perché le sue opinioni non risultino gravi: lo sono eccome.
Ma perché da un ideologo che ritiene un patriota il protagonista dei peggiori crimini contro l'umanità che l'Europa abbia conosciuto dalla fine della seconda guerra mondiale ai giorni nostri, ossia quel Mladic recentemente arrestato dopo 16 anni di vergognosa latitanza, che cosa possiamo aspettarci? Non c'è ambiguità in questo. Il lupo, per così dire, perde il pelo ma non il vizio.
Il dettaglio che mi inquieta maggiormente è un altro: per la sua carica di ambigua insondabilità, come se volesse insinuarsi nella mente e scatenare un dubbio.
Nel corso dell'intervista Borghezio fa notare una circostanza di fronte alla quale non si può non fermarsi a riflettere: a proposito del pericolo di aggressione culturale dell'islam nei confronti dell'Europa, egli dice, la pensava così anche Oriana Fallaci eppure non è che mettesse le bombe in giro.
Già. La pensava così anche Oriana Fallaci. Anche lei livida contro il pericolo della decristianizzazione dell'Europa. Anche lei profetessa di chissà quale complotto islamico ai danni non soltanto della cultura, ma anche della società europea.
A parte il fatto che l'Europa altro non è che un pentolone in cui bollono da secoli i più svariati tipi di ortaggi convivendo pacificamente a costituire il più interessante minestrone etnoculturale e linguistico dell'intero orbe terracqueo, rendendo di fatto impossibile qualsiasi tentativo di classificazione o, peggio, di cristallizzazione su presunti valori comuni, a parte questa piccola circostanza sulla quale evidentemente né Borghezio né la Fallaci, pace all'anima sua, hanno mai riflettuto abbastanza, resta il fatto che tra un'ideologia palesemente distorta e la sua concreta applicazione nella vita quotidiana esiste effettivamente uno scarto: gli intellettuali come la Fallaci e gli ideologi come Borghezio, e molti altri con loro, non mettono certo in giro le bombe.
Ecco l'ambiguità: le bombe fisiche magari no, ma come la mettiamo con le bombe ideologiche?
Borghezio forse non ha mai ucciso nessuno, ma le compagini di individui che si ispirano alle idee che egli propugna con la faciloneria di un novello dux che incita al fare altrui (armiamoci e partite), non diventano forse il braccio pericolosamente armato dei casti ideologi com'è egli stesso, e com'è altresì la defunta autrice di Insciallah? La storia conferma.
E' così, con questa affermazione la Fallaci non mette in giro le bombe, che Borghezio si lava la coscienza e lava anche la nostra: tutto può essere pensato, tutto ha la medesima validità almeno su un piano teorico.
Di fronte a tanta ambiguità invoco come un deus ex machina il visionario Nietsche perché illumini Borghezio: il filosofo tedesco aveva già predetto come il singolo difficilmente possa nuocere con le proprie opinioni eppure, quando queste vengono fatte proprie da un gruppo, un partito, una società, è allora che le idee divengono davvero pericolose. Perché altro non è che un gruppo, una corrente quella che sta dietro la recente azione norvegese: la temperie trasversale evocata con tanta precisione da Borghezio nella sua sciagurata intervista.
La storia, ancora, conferma.