Fa molto caldo a Parigi il 13 luglio del 1793: un caldo record che impedisce la pubblica esposizione delle spoglie mortali di Jean-Paul Marat, assassinato nella vasca da bagno da Charlotte Corday.
L'enigma della morte di Marat, una esecuzione apparentemente priva di moventi politici, permane tuttora. Forse è il caldo che dà alla testa e spinge la giovane Charlotte al gesto estremo.
Il caldo e la rivoluzione.
In quei caldi anni la rivoluzione è una evoluzione involutiva: per il caldo o per l'ambizione individuale i rivoluzionari si attaccano fra loro anche in maniera molto violenta e la storia personale di Marat, il principe dei sospetti e delle accuse rivolte alla buona fede di altri rivoluzionari, magari provenienti da una classe sociale diversa dalla sua, ne è un brillante esempio.
Da wikipedia apprendo che Marat era ossessionato da una misteriosa malattia che lo costringeva a frequenti immersioni in una singolare vasca da bagno, la medesima nella quale trova la morte per mano della Corday, che con un solo fendente spalanca a Marat il regno dell'eternità.
Sulle motivazioni di Charlotte il velo di un'afa silenziosa: ella è ghigliottinata dopo soli quattro giorni dal delitto che vede forse protagonista il suo spirito obnubilato più che autentiche ragioni politiche. Ma chissà.
L'economia in quegli anni è calda: involutiva anch'essa.
Esiste un re accusato di orge e di sperperi.
Il caldo normalmente non sopisce le coscienze bensì le anima: ma il troppo caldo le annebbia e spinge il popolo contro il popolo.
Anche oggi fa molto caldo qui da noi.