Mi sveglio stamattina nella luce grigiastra di una domenica sonnolenta e ancora calda di fine settembre e scopro, con grande sorpresa, che la geografia non è più quella di prima.
In questi vent'anni di berlusconismo sarebbe stata realizzata, esattamente sotto i miei piedi, una ciclopica opera pubblica al cui paragone impallidirebbero tanto il fantasmagorico ponte sullo stretto di Messina quanto il futuribile scudo spaziale ideato qualche anno fa da un'America pervertita dalle idee distorte del guerrafondaio Bush: qua sotto, precisamente sotto casa mia, sarebbe stato scavato un tunnel di centinaia di chilometri, 730 per l'esattezza, dal Cern di Ginevra fino all'Istituto di Fisica Nucleare del Gran Sasso d'Abruzzo.
Come non emozionarsi ad una tale notizia?
La mia cantina, umile ambiente finora dedicato alla stagionatura di salumi e formaggi ed alla conservazione del vino, viene eletta agli onori della cronaca dal passaggio dei fasci di neutrini sulla cui traiettoria è venuta improvvisamente a trovarsi. Già. Perché secondo quanto annunciato dal ministro Maria Stella Gelmini, "alla costruzione del tunnel tra il Cern ed i laboratori del Gran Sasso, attraverso il quale si è svolto l'esperimento, l'Italia ha contribuito con uno stanziamento oggi stimabile intorno ai 45 milioni di euro".
L'esperimento di cui si parla è ovviamente quello, ben noto, che ha portato alla scoperta epocale secondo cui i neutrini viaggerebbero più veloci della luce, mettendo così in discussione la teoria della relatività di Einstein e, con lei, i fondamenti sui quali essa si basa.
E la notizia bomba è che, all'insaputa dei contribuenti italiani, sarebbe stato edificato un tunnel per validare le teorie in proposito. Un tunnel costato 45 milioni di euro.
Un tunnel che, al pari dei passaggi segreti così in voga nei castelli medievali, porterebbe fasci di luce in giro per lo stivale irradiando di fantasmagorie i seminterrati degli italiani. Chissà se la Gelmini, novella dama medievale monacata a forza, userà il tunnel del Cern per fuggire la vergogna di un onore da lei medesima disonorato.
O chissà se a scappare in Svizzera sarà il novello Cavaliere errante dei giorni nostri o del ventennio nostro che dir si voglia, inseguito dal popolo italiano stanco di essere preso in giro dai buffoni della sua corte: quel popolo che, finalmente unito, levatosi in compatta insurrezione dalle cantine illuminate a festa dai fasci di neutrini, brandendo salametti e bottiglie di vino lo caccerà finalmente fuori dal Belpaese.