Ho letto il discorso del cardinale Bagnasco . Un discorso duro, una presa di posizione sulla quale è difficile per chiunque, credente o meno, non essere d’accordo. La sua analisi del degrado delle istituzioni potrebbe benissimo provenire da un esponente dell’opposizione:
“I comportamenti licenziosi e le relazioni improprie sono in se stessi negativi e producono un danno sociale a prescindere dalla loro notorietà. Ammorbano l'aria e appesantiscono il cammino comune”. Per questo motivo, “c'è da purificare l'aria, perché le nuove generazioni, crescendo, non restino avvelenate”.
Tutto vero, non c’è che dire. Eppure qualcosa non mi convince.
Il fatto, ad esempio, che l’esponente della Chiesa abbia accuratamente evitato di pronunciare il nome del destinatario delle accuse. E’ chiaro, obietterà qualcuno, non poteva farlo, si sarebbe creato un incidente difficile da sanare. E’ plausibile, ma a me resta il sospetto che il cardinale abbia volutamente scelto di non fare nomi. La sua analisi, per assurdo, potrebbe anche adattarsi ad altri politici. Per esempio a Nichi Vendola che un altro prelato ha condannato per la sua omosessualità, un peccato peggiore, ha detto, di quelli di Berlusconi.
E poi c’è la scelta dei tempi: la Chiesa è stata di recente accusata per il suo silenzio. Un silenzio durato a lungo, quasi che l’eco delle vicende giudiziarie del premier, dei festini e di tutto il resto non arrivasse nelle stanze della Conferenza episcopale in genere molto attenta a quanto accade nel paese. Una sorta di tacito ringraziamento, era il sospetto di molti, per le regalie avute da questo governo, come la riforma Gelmini che svuotando la scuola pubblica favorisce di fatto le scuole private, in gran parte di enti e congregazioni cattoliche. O il rifiuto di prendere nella benché minima considerazione l’ipotesi di applicare l’Ici ai beni immobiliari della Chiesa destinati ad attività commerciali. Bagnasco ha finalmente rotto il silenzio con parole che sembrano non lasciare dubbi sul fatto che anche i vescovi italiani abbiano preso atto che la situazione è ormai insostenibile.
Adesso, appunto. Dopo mesi e mesi di scandali, nel momento in cui è evidente che, per quanto ancora sorretto dai numeri in Parlamento, il governo non esiste più e il premier è sempre più solo, abbandonato da molti dei suoi uomini e da quegli stessi ceti sociali che ne avevano determinato la fortuna. Un risveglio tardivo, un sussulto di coscienza che arriva buon ultimo e che potrebbe determinare la fine prematura dell’esecutivo.
Il dubbio, però, è questo:
la Chiesa si dissocia dall’uomo Berlusconi o prende le distanze da una esperienza politica e da ciò che rappresenta?
Ha deciso che è meglio sacrificare un uomo per consentire ai suoi eredi politici di continuare a gestire la cosa pubblica o considera al termine questo ciclo politico?
Ho l’impressione che sia buona la prima, che il cardinale Angelo Bagnasco abbia fatto propria la filosofia del principe Fabrizio Salina:
“Se vogliamo che tutto rimanga com’è bisogna che tutto cambi”.
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