La mia teoria è piuttosto semplicistica, me ne rendo conto, ma non sono un’economista e ho tutte le scusanti, però, pur nella mia limitata conoscenza della materia, sono arrivata a fare questo ragionamento:
in questo sistema economico i redditi vengono distribuiti in funzione del contributo fornito dagli agenti economici alla produzione del valore.
Dovrebbe funzionare così (mi si corregga se sbaglio): i produttori producono ed incassano profitto, quelli che lavorano alla produzione percepiscono reddito, i consumatori quel reddito lo spendono.
Quando sul mercato stazionano più merci di quelle che il reddito disponibile dei consumatori consente di smaltire, quell’eccesso svaluta il valore di quella produzione, riduce il contributo dei produttori, brucia ricchezza.
Così si entra nella crisi.
Se invece i consumatori dispongono di reddito adeguato a smaltire le merci, viene restituito valore a quelle merci; così che, una volta consumate, debbono essere prodotte di nuovo generando nuovo valore, nuovo lavoro e crescita economica.
Da qui si deduce come vi sia più valore nell’esercizio del consumare che in quello del produrre e quindi si dovrebbe apprezzare quel valore, quel ruolo, quella responsabilità.
Redistribuire la ricchezza per andare oltre la crisi.
E per fare questo si dovrebbe ripristinare la capacità di acquisto dei consumatori.
Non potrebbe essere così che si da’ una stoccata alla crisi?
È troppo semplice? Forse, ma qualcuno ne parla mentre i politici divagano: la sinistra dice vedremo, la destra nicchia e quelli del centro…boh?
Già, la politica, tutta fuoco e fiamme, parla d’altro mentre la crisi rigurgita crisi e un quarto della popolazione italiana non riesce a pagare le bollette, le rate del mutuo e non riesce a far fronte neppure alle più piccole spese impreviste, per non parlare della gente, sempre più numerosa, che va a mangiare alla Caritas.
Forse, se si immergesse in questi problemi, che sono quelli fondamentali, potrebbe pure ritrovare un po’ di credito di ruolo…..forse.
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