Qualche anno fa mi raccontarono di un insegnante di conservatorio che - durante le lezioni individuali - faceva lezione con la porta aperta e dava esclusivamente del lei alle sue alunne, perché gli era capitata un'accusa ingiusta di stupro e non voleva rischiare di ripetere l'esperienza.
E queste cose continuano a succedere. Perché le notizie bombardano, plasmano e modificano l'opinione pubblica a seconda delle mode, o meglio, dei guadagni.
Anche la Sardegna è vittima di mode e modi. Il fatto di Cagliari lo conferma.
Certi argomenti sono più letti di altri, il marketing non guarda in faccia a nessuno: lo stupro è un argomento di moda che fa comprare giornali e quindi guadagnare. Il modo di fare notizia è così praticamente ovunque: «due ragazzi stuprano giovane donna»; un modo incisivo, quasi fosse il grande capo indiano a parlare e a dare la sentenza definitiva, che non lascia spazio a nessun dubbio.
Si parla di stupri in continuazione e qualche donna - forse insoddisfatta del marito e alla ricerca di nuove esperienze sessuali - mette in piedi uno stupro senza neanche fare poi così fatica. Giornalisti, polizia, giudici e opinione pubblica saranno già schierati a difesa di chi viene stuprata e mai e poi mai a difesa degli stupratori.
Si dice che uno stupro segna tutta la vita, ma anche queste disavventure non sono da meno.
Sono vicino a questi due ragazzi e a chiunque si trovi in queste situazioni.
Spero che ora molte persone riflettano su che cosa possono comportare pene definitive (vedi http://www.dentrosalerno.it/web/2010/02/26/stuprocastrato/ ) in questi casi.
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