A chi si trovasse ancora nel dubbio su come mascherarsi per il finesettimana di Ognissanti, una valida idea viene sicuramente dalla grandiosa kermesse del centrosinistra voluta dal bel Matteo Renzi alla ex stazione fiorentina della Leopolda, appena conclusasi giusto ieri tra squilli di trombe, tempeste di cervelli e un fiume di critiche dal resto della Rive Gauche nostrana, e dal significativo ed esplosivo nome di Big Bang.
Basta con mostri, streghe, sanguinolenti vampiri, terrificanti zombi e tutto l'arsenale tipico del miglior Grand Guignol d'annata: è roba superata, ammuffita e buona solo a riempire polverosi bauli ottocenteschi da riporre poi rigorosamente entro cadenti armadi di mogano invasi dalle ragnatele.
La tendenza più alla moda, piaccia o no, è quella di travestirsi da rottamatori.
Per consolare se stesso dalla preoccupazione che «di fronte al fallimento del governo il centrosinistra replichi senza coraggio e solo con slogan e conservazione» il sindaco più figaccione del Belpaese sarebbe infatti intenzionato a fare piazza pulita delle idee stantie dei politici italiani: il tutto ingaggiando una pletora di giovani carrozzieri ansiosi di imporsi nella politica nazionale rottamando in toto coloro i quali li hanno preceduti e che per inciso, anche in questo caso piaccia o no, ne hanno preparato il terreno.
Non importa se, considerata l'antipatica tendenza di Renzi ad appropriarsi egli stesso degli slogan che contesta a chi è al governo, il senso della saga dei Meccanici Vendicatori contro il ritorno dei Morti Viventi assume un po' l'interminabile carattere di polemica annosa.
E poi chi sarebbero i giovani? Forse l'eterno piacione Matteo Renzi, classe 1975, formatosi sul prontuario nel quale l'economista Zingales insegna a «salvare il capitalismo dai capitalisti» e cresciuto prendendo un po' troppo sul serio i cartoni animati giapponesi, gli 883 e la battiatesca «mandiamoli in pensione / i direttori artistici / gli addetti alla cultura / a»?
Non basta organizzare convention, aizzare la folla, impostare pagine web (www.leopolda2011.it) straordinariamente somiglianti al sito dell'Ikea, con tanto di info, car-sharing e persino l'immancabile free babysitting che fa tanto tutela della famiglia, per diventare automaticamente il nuovo che avanza. Renzi travestito da rottamatore non convince; da sotto il mascheramento spuntano ancora, inevitabilmente, i famosi canini appuntiti di ogni morto vivente che si rispetti.
un blog dove si parla a ruota libera e dove i pomodori non vengono lanciati a nessuno
luna bianca luna nera è la luna del calendario, quella di tutti i giorni, perché in questo blog si parla di ciò che succede e di come lo sentiamo.
l'una bianca, l'una nera: qualcosa ci piace, qualcos'altro invece no. perché anche la luna ha un suo fondo di inquietudine.
l'una bianca, l'una nera: qualcosa ci piace, qualcos'altro invece no. perché anche la luna ha un suo fondo di inquietudine.
lunedì 31 ottobre 2011
Superman contro i Morti Viventi
mercoledì 26 ottobre 2011
Chi di verde si veste...
Le tendenze fashion per il prossimo autunno-inverno, a quanto pare, impongono come colore moda il verde. Deve saperlo bene l'europarlamentare Francesco Speroni che a Strasburgo ha sfoggiato una mise assolutamente imprescindibile, sicuramente da copiare.
Adeguandosi alle condizioni climatiche della nota città alsaziana, la cui piovosità favorisce l'inverdimento di alberi, arbusti e prati, Speroni ha ben pensato di non farsi mancare in valigia l'indumento must di questa stagione: la tuta o meglio, come si dice adesso, il trainer ufficiale della Nazionale Padana. Per sentirsi a casa tra i verdi pascoli franco-renani, infatti, cosa c'è di meglio di un comodo abbigliamento sportivo di gusto appropriatamente celtico nonché di colore rigorosamente verde?
Finché si tratta di sfoggiare l'indumento per le suggestive viuzze medievali della Grande Ile, passi.
Ma quando la verde tutona da jogging viene indossata ad una seduta del Parlamento Europeo nel corso della quale, in perfetto accordo con lo spirito comunitario che dovrebbe animare tutti gli europarlamentari nessuno escluso, Speroni avrebbe affermato i diritti del popolo padano versus quelli del resto del mondo, ecco che il vaso ricolmo, per restare in tema di piovosità, trabocca sull'ultima goccia.
In realtà le gocce sarebbero tante: tante quante sono le sfumature dell'autentico Verde Padania.
Il Verde Elettrico di Speroni quando ai microfoni di Radio24 chiamò il popolo padano alle armi affermando: «Molto spesso quando i nostri pescherecci, disarmati, si avvicinano alle coste della Tunisia vengono mitragliati. Usiamo lo stesso metodo»; da notare qui una decisa virata del Verde Elettrico verso il Verde Islam, corruzione cromatica dell'autentico colore padano contro la quale ogni mezzo è lecito.
Il Verde Militare allorché il medesimo protestò che Hitler «ha sbagliato tutto: se fosse vissuto nei giorni nostri avrebbe mandato dei tedeschi coi barconi a invadere il mondo e nessuno avrebbe potuto fermarli perché 'beh, ci sono le ragioni umanitarie'».
Il Verde Trifoglio (o, come da enciclopedia, Verde Irlandese) quando la nostalgia di Speroni per i verdi pascoli del nord lo spinse a dichiarare che «gli italiani fanno schifo e l'Italia fa schifo». La Padania, invece, è tutto un altro mondo.
Un vecchio adagio recita che chi di verde si veste, di sua beltà si fida. Qualcuno lo rammenti a Speroni: chissà che dopo un ventennio abbondante di Europarlamento non abbia voglia di cambiare mestiere. Perché quello di mannequin, decisamente, gli calza a pennello.
Adeguandosi alle condizioni climatiche della nota città alsaziana, la cui piovosità favorisce l'inverdimento di alberi, arbusti e prati, Speroni ha ben pensato di non farsi mancare in valigia l'indumento must di questa stagione: la tuta o meglio, come si dice adesso, il trainer ufficiale della Nazionale Padana. Per sentirsi a casa tra i verdi pascoli franco-renani, infatti, cosa c'è di meglio di un comodo abbigliamento sportivo di gusto appropriatamente celtico nonché di colore rigorosamente verde?
Finché si tratta di sfoggiare l'indumento per le suggestive viuzze medievali della Grande Ile, passi.
Ma quando la verde tutona da jogging viene indossata ad una seduta del Parlamento Europeo nel corso della quale, in perfetto accordo con lo spirito comunitario che dovrebbe animare tutti gli europarlamentari nessuno escluso, Speroni avrebbe affermato i diritti del popolo padano versus quelli del resto del mondo, ecco che il vaso ricolmo, per restare in tema di piovosità, trabocca sull'ultima goccia.
In realtà le gocce sarebbero tante: tante quante sono le sfumature dell'autentico Verde Padania.
Il Verde Elettrico di Speroni quando ai microfoni di Radio24 chiamò il popolo padano alle armi affermando: «Molto spesso quando i nostri pescherecci, disarmati, si avvicinano alle coste della Tunisia vengono mitragliati. Usiamo lo stesso metodo»; da notare qui una decisa virata del Verde Elettrico verso il Verde Islam, corruzione cromatica dell'autentico colore padano contro la quale ogni mezzo è lecito.
Il Verde Militare allorché il medesimo protestò che Hitler «ha sbagliato tutto: se fosse vissuto nei giorni nostri avrebbe mandato dei tedeschi coi barconi a invadere il mondo e nessuno avrebbe potuto fermarli perché 'beh, ci sono le ragioni umanitarie'».
Il Verde Trifoglio (o, come da enciclopedia, Verde Irlandese) quando la nostalgia di Speroni per i verdi pascoli del nord lo spinse a dichiarare che «gli italiani fanno schifo e l'Italia fa schifo». La Padania, invece, è tutto un altro mondo.
Un vecchio adagio recita che chi di verde si veste, di sua beltà si fida. Qualcuno lo rammenti a Speroni: chissà che dopo un ventennio abbondante di Europarlamento non abbia voglia di cambiare mestiere. Perché quello di mannequin, decisamente, gli calza a pennello.
venerdì 21 ottobre 2011
Una massa compatta di persone vestite di nero
All'indomani dei fattacci romani che hanno visto protagoniste le teste calde infiltratesi nella pacifica manifestazione degli indignati di sabato scorso, l'epiteto di black bloc è salito alla ribalta guadagnandosi un meritato quarto d'ora di celebrità.
Riempirsene la bocca è ormai di gran moda, tant'è che persino monsignor Gianfranco Ravasi viene simpaticamente additato come black bloc.
La massima carica del Pontificio Consiglio della Cultura è infatti accusato dalla massima carica dell'ineffabile sito meno secolarizzato della cristianità, il mitico Bruno Volpe di Pontifex.Roma.it, di prestare il fianco alle medesime tendenze anarcoidi e anticapitalistiche dei famigerati black bloc.
Il cardinale, inaugurando l'anno accademico della Facoltà di Teologia di Bari, avrebbe tuonato contro un fantomatico complotto capitalista ai danni dell'umanità intera che già dai toni insospettisce: un fanatismo fantapolitico che ricorda sinistramente le ossessive accuse dei redattori di Pontifex contro chiunque osi mettere in discussione la visione mercificata dell'esistenza, che per loro proviene da quella stessa volontà divina di cui evidentemente si ritengono interpreti.
Ma c'è di più.
Le famose tendenze anarchiche di monsignor Ravasi sarebbero collegabili al violento nubifragio che ha recentemente messo in ginocchio la capitale e che, nella testa di Volpe, altro non è che un castigo divino nei confronti della Chiesa, colpevole di covare al suo interno elementi sovversivi quali il comunista Ravasi.
Il desiderio di Volpe che certi vertici ecclesiastici, antipaticamente schierati un po' troppo a sinistra per i suoi gusti, vengano finalmente spazzati via da un moderno diluvio universale è ormai un fatto noto. Ciò che sorprende è invece l'attualità del suo lessico: i black bloc.
Bruno Volpe che impiega le parole black bloc fa un po' lo stesso effetto del bambino che, scoprendo un nuovo termine per lui oscuro, lo gira e rigira in bocca come una caramella.
Chissà se Volpe ha in mente il significato del bonbon che voluttuosamente succhia: come da Wikipedia, l'etimologia del termine black bloc deriva dall'unione delle parole inglesi bloc (che indica una massa compatta di persone, a differenza di block che indica un blocco solido di materia inanimata o l'atto del bloccare) e black (che indica il colore nero, in questo caso "vestite di nero").
Questo è, curiosamente e in pratica, il ritratto della cristianità cattolica e in specie delle cariche sacerdotali: quelle, per intendersi, vestite di scuro. E d'altra parte qual è la cosa più simile ad una massa compatta di persone in nero contro cui il degno re del cattolicesimo non secolarizzato possa scagliarsi in santa pace?
Riempirsene la bocca è ormai di gran moda, tant'è che persino monsignor Gianfranco Ravasi viene simpaticamente additato come black bloc.
La massima carica del Pontificio Consiglio della Cultura è infatti accusato dalla massima carica dell'ineffabile sito meno secolarizzato della cristianità, il mitico Bruno Volpe di Pontifex.Roma.it, di prestare il fianco alle medesime tendenze anarcoidi e anticapitalistiche dei famigerati black bloc.
Il cardinale, inaugurando l'anno accademico della Facoltà di Teologia di Bari, avrebbe tuonato contro un fantomatico complotto capitalista ai danni dell'umanità intera che già dai toni insospettisce: un fanatismo fantapolitico che ricorda sinistramente le ossessive accuse dei redattori di Pontifex contro chiunque osi mettere in discussione la visione mercificata dell'esistenza, che per loro proviene da quella stessa volontà divina di cui evidentemente si ritengono interpreti.
Ma c'è di più.
Le famose tendenze anarchiche di monsignor Ravasi sarebbero collegabili al violento nubifragio che ha recentemente messo in ginocchio la capitale e che, nella testa di Volpe, altro non è che un castigo divino nei confronti della Chiesa, colpevole di covare al suo interno elementi sovversivi quali il comunista Ravasi.
Il desiderio di Volpe che certi vertici ecclesiastici, antipaticamente schierati un po' troppo a sinistra per i suoi gusti, vengano finalmente spazzati via da un moderno diluvio universale è ormai un fatto noto. Ciò che sorprende è invece l'attualità del suo lessico: i black bloc.
Bruno Volpe che impiega le parole black bloc fa un po' lo stesso effetto del bambino che, scoprendo un nuovo termine per lui oscuro, lo gira e rigira in bocca come una caramella.
Chissà se Volpe ha in mente il significato del bonbon che voluttuosamente succhia: come da Wikipedia, l'etimologia del termine black bloc deriva dall'unione delle parole inglesi bloc (che indica una massa compatta di persone, a differenza di block che indica un blocco solido di materia inanimata o l'atto del bloccare) e black (che indica il colore nero, in questo caso "vestite di nero").
Questo è, curiosamente e in pratica, il ritratto della cristianità cattolica e in specie delle cariche sacerdotali: quelle, per intendersi, vestite di scuro. E d'altra parte qual è la cosa più simile ad una massa compatta di persone in nero contro cui il degno re del cattolicesimo non secolarizzato possa scagliarsi in santa pace?
domenica 16 ottobre 2011
Hanno vinto loro.
Hai ragione cara amica Calliope, l'amarezza c'è: la constatazione della sconfitta.
Hanno vinto loro e la colpa è nostra perché da anni chiudiamo gli occhi facendo finta di non sapere che sono in mezzo a noi, che non aspettano altro che l’occasione giusta per calare il passamontagna e sfasciare tutto e tutti.
Sono lì perché sono asserviti al potere, sono lì per vanificare le proteste, per sviare il significato delle manifestazioni, per far credere alla gente che l’alternativa al potere è il caos. Perché a loro delle proteste, delle rivendicazioni degli altri, di cambiare non gliene importa nulla, gli basta servire chi li paga per bruciare auto, sfondare vetrine, lanciare sassi contro la polizia e sprangare chi cerca di fermarli.
Hanno ragione le decine di migliaia di persone che sono scese nelle strade di Roma ad essere incazzate per quello che è accaduto. Hanno ragione da vendere anche i cittadini che sono rimasti coinvolti in una guerra che non era la loro. E ne hanno i poliziotti, stretti tra i lanci di sampietrini e i tagli del governo, che hanno tenuto i nervi saldi evitando un’altra Genova.
Manifestanti, romani e agenti oggi sono gli unici che hanno diritto di lamentarsi, di condannare, di indignarsi. Un diritto che non hanno altri che non hanno perso tempo ad aprire la bocca per riempirla di menzogne.
Non ce l’ha sua eccellenza il presidente del Consiglio che porta la responsabilità di aver ridotto il paese in questo stato. Lui, il piduista, sodale di eversori e amico e difensore di condannati per mafia, dovrebbe avere il pudore di tacere.
E come lui tanti altri ipocriti:
il sindaco della Capitale Gianni Alemanno, amico di terroristi neri, che ancora porta al collo la croce celtica e che ha speso soldi pubblici per donare una sede a Casa Pound.
Il ministro della Difesa Ignazio La Russa che la violenza di piazza ben conosce per averla vissuta da protagonista.
Non ce l’ha il ministro dell’Interno Roberto Maroni che non si è dissociato dal neo segretario provinciale di Varese del suo partito che ha candidamente dichiarato di essere pronto a impugnare le armi per difendere la Padania.
O quei parlamentari che si sono venduti per una manciata di quattrini.
Non ce l’hanno il diritto a scandalizzarsi quelli che con i loro comportamenti pubblici e privati, con la loro violenza verbale, con il quotidiano sputtanamento delle istituzioni di questo paese sono i mandanti dei mascalzoni di oggi.
E farebbe bene a tacere anche l’opposizione di centrosinistra che negli ultimi diciassette anni è riuscita a perdere tutti i treni, dividendosi su tutto e di più, dai diritti delle persone alla ristrutturazione selvaggia delle imprese, tra beghe personali e vendette politiche.
Né dovrebbero parlare quei commentatori e giornalisti che in questo sistema ci sguazzano e che invece sono sempre lì a tranciare giudizi, a compilare pagelle, a soffiare sul fuoco.
Nessuno di costoro ha titoli per condannare i violenti di ieri.
Ma dove c’è puzza di carogna gli avvoltoi non mancano mai.
sabato 15 ottobre 2011
Un pizzico di amaro
E' sempre la solita minestra.
Ogni qualvolta si metta in pratica lo sdegno, esso è contornato da una guarnizione di violenza che come una carotina scolpita o un ciuffo di radicchio fa da contraltare alla pietanza principale.
Ogni riferimento non è casuale: il corteo degli indignati, apartitici e nonviolenti come recita un cartellone che campeggia sulla home di repubblica.it, è condito con una buona dose di peperoncino talmente piccante da incendiare le solite auto e i soliti cassonetti, da infrangere le solite vetrine, da lasciare drammaticamente sul campo i soliti feriti e, come sempre in occasioni analoghe, da accendere anche qualche dubbio nelle coscienze di chi una coscienza ancora ce l'ha.
Il verosimile sospetto che una manifestazione pacifica e importante come questa sia stata strumentalizzata è purtroppo un ingrediente fondamentale per una minestra comme il faut.
Manifestazione strumentalizzata, certo: qual è la maniera più appropriata di far crescere la paura nelle famiglie italiane perbene se non quella di associare il comprensibile atavico sdegno della popolazione antiberlusconiana ormai alla frutta, per restare in tema, dopo un ventennio di berlusconismo, a veri e propri atti di violenza fatta e finita?
Chissà poi quale sdegno alimenta la guerriglia di cui, in queste ore, viene riportata notizia.
E chissà cosa votano, nel segreto dell'urna, i famigerati black bloc la cui unica preoccupazione sembra quella di impiegare alla prima occasione un arsenale allestito chissà quando, chissà come e chissà perché. E chissà da chi.
Sarebbe bello saperlo. Ma probabilmente è proprio questo il tocco segreto che ogni chef che si rispetti riserva alle proprie pietanze di successo: un pizzico di amaro.
Ogni qualvolta si metta in pratica lo sdegno, esso è contornato da una guarnizione di violenza che come una carotina scolpita o un ciuffo di radicchio fa da contraltare alla pietanza principale.
Ogni riferimento non è casuale: il corteo degli indignati, apartitici e nonviolenti come recita un cartellone che campeggia sulla home di repubblica.it, è condito con una buona dose di peperoncino talmente piccante da incendiare le solite auto e i soliti cassonetti, da infrangere le solite vetrine, da lasciare drammaticamente sul campo i soliti feriti e, come sempre in occasioni analoghe, da accendere anche qualche dubbio nelle coscienze di chi una coscienza ancora ce l'ha.
Il verosimile sospetto che una manifestazione pacifica e importante come questa sia stata strumentalizzata è purtroppo un ingrediente fondamentale per una minestra comme il faut.
Manifestazione strumentalizzata, certo: qual è la maniera più appropriata di far crescere la paura nelle famiglie italiane perbene se non quella di associare il comprensibile atavico sdegno della popolazione antiberlusconiana ormai alla frutta, per restare in tema, dopo un ventennio di berlusconismo, a veri e propri atti di violenza fatta e finita?
Chissà poi quale sdegno alimenta la guerriglia di cui, in queste ore, viene riportata notizia.
E chissà cosa votano, nel segreto dell'urna, i famigerati black bloc la cui unica preoccupazione sembra quella di impiegare alla prima occasione un arsenale allestito chissà quando, chissà come e chissà perché. E chissà da chi.
Sarebbe bello saperlo. Ma probabilmente è proprio questo il tocco segreto che ogni chef che si rispetti riserva alle proprie pietanze di successo: un pizzico di amaro.
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martedì 11 ottobre 2011
I fattoni di Piazza Affari
L'abitudine di Carlo Giovanardi a pensare in continuazione alla droga ha un che di morbosamente ossessivo.
Qualche anno fa il nostro sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega alla famiglia mise in guardia gli italiani dichiarando che nel nostro Parlamento, noto covo di sovversivi comunisti inclini alle tossicodipendenze quando non, quel che è peggio, alla legalizzazione delle stesse, "c'è la cocaina". Oggi invece denuncia che dal pericolo droga non sarebbe immune nemmeno Piazza Affari, altro celeberrimo assembramento di fattoni i quali, a dire di Giovanardi, tra una canna un tiro e un buco gestiscono i sudati risparmi delle oneste famiglie del Belpaese.
La storia della nostra penisola e dell'intero globo insegna; sfumate le tradizionali piste fantapolitiche, esauritesi l'una dopo l'altra la lobby ebraica, la lobby massonica, la lobby sovietica e persino la lobby omosessuale, gli italiani possono dormire sonni tranquilli: c'è Giovanardi che veglia sul nuovo pericolo della modernità, la lobby dei trader drogati.
Ma c'è di più. Il nostro stimato sottosegretario ci erudisce in materia di crisi finanziaria affermando addirittura l'esistenza di "studi seri che collegano il crack di New York all'abuso di droga". La crisi economica che devasta la nostra società sarebbe dunque, in pratica, causata o concausata dalla coca, quella senza la cannuccia per intendersi.
E come allettante rimedio per uscire dalla impasse economica la proposta dell'onorevole Giovanardi è la seguente: "dopo piloti, autisti, funzionari pubblici, chirurghi, poliziotti e carabinieri, è assolutamente auspicabile che siano rapidamente effettuati controlli antidroga anche a Piazza Affari". Il tutto, nella testa del sottosegretario, con l'auspicio che ciò si realizzi "in collaborazione con Borsa Italiana".
Dichiarazioni epocali.
Cari marxisti e cari ebrei, siete stati per decenni accusati ingiustamente. Tornatevene tranquilli ai vostri lobbistici pasti sacrificali a base di bambini: con la crisi finanziaria non c'entrate un bel niente. La colpa, con buona pace di Borsa Italiana, è dei drogati.
Parola di Giovanardi.
Il quale, in un modo o nell'altro, evidentemente è uno che se ne intende.
Qualche anno fa il nostro sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega alla famiglia mise in guardia gli italiani dichiarando che nel nostro Parlamento, noto covo di sovversivi comunisti inclini alle tossicodipendenze quando non, quel che è peggio, alla legalizzazione delle stesse, "c'è la cocaina". Oggi invece denuncia che dal pericolo droga non sarebbe immune nemmeno Piazza Affari, altro celeberrimo assembramento di fattoni i quali, a dire di Giovanardi, tra una canna un tiro e un buco gestiscono i sudati risparmi delle oneste famiglie del Belpaese.
La storia della nostra penisola e dell'intero globo insegna; sfumate le tradizionali piste fantapolitiche, esauritesi l'una dopo l'altra la lobby ebraica, la lobby massonica, la lobby sovietica e persino la lobby omosessuale, gli italiani possono dormire sonni tranquilli: c'è Giovanardi che veglia sul nuovo pericolo della modernità, la lobby dei trader drogati.
Ma c'è di più. Il nostro stimato sottosegretario ci erudisce in materia di crisi finanziaria affermando addirittura l'esistenza di "studi seri che collegano il crack di New York all'abuso di droga". La crisi economica che devasta la nostra società sarebbe dunque, in pratica, causata o concausata dalla coca, quella senza la cannuccia per intendersi.
E come allettante rimedio per uscire dalla impasse economica la proposta dell'onorevole Giovanardi è la seguente: "dopo piloti, autisti, funzionari pubblici, chirurghi, poliziotti e carabinieri, è assolutamente auspicabile che siano rapidamente effettuati controlli antidroga anche a Piazza Affari". Il tutto, nella testa del sottosegretario, con l'auspicio che ciò si realizzi "in collaborazione con Borsa Italiana".
Dichiarazioni epocali.
Cari marxisti e cari ebrei, siete stati per decenni accusati ingiustamente. Tornatevene tranquilli ai vostri lobbistici pasti sacrificali a base di bambini: con la crisi finanziaria non c'entrate un bel niente. La colpa, con buona pace di Borsa Italiana, è dei drogati.
Parola di Giovanardi.
Il quale, in un modo o nell'altro, evidentemente è uno che se ne intende.
domenica 9 ottobre 2011
Lei è un cretino! Lo sanno tutti! Si informi!!! (Principe Antonio De Curtis in arte Totò)
Ricordate mr. Deciocavallo, il turista italo-americano che acquista la Fontana di Trevi dal truffatore Totò e dal suo complice Nino Taranto nel film girato da Camillo Mastrocinque mezzo secolo fa?
Mi è venuto in mente leggendo questa notizia: il sindaco della Capitale Gianni Alemanno nel 2007 ha rischiato di versare la bellezza di 70 mila euro ad alcuni imbroglioncelli che, spacciandosi per agenti dei servizi segreti, volevano vendergli inesistenti dossier sull’allora presidente del Consiglio Prodi e su D’Alema e Fassino. Passata praticamente sotto silenzio, la notizia è rimbalzata solo ora che i pm Giancarlo Capaldo e Luca Tescaroli hanno chiesto il rinvio a giudizio degli apiranti Totò.
E si è scoperto che Alemanno ha evitato di comprare la "Fontana di Trevi" non perché, come sarebbe stato suo dovere, alla proposta delle finte barbe finte si era rivolto alla polizia denunciandoli, ma solo perché un suo collaboratore aveva scoperto che i dossier promessi non esistevano dopo un incontro in un bar (!?!?) del Salario…
Come in un film del Monnezza!!
Altrimenti, si deduce dalle parole dei magistrati, avrebbe tirato fuori i quattrini senza fiatare.
Dimostrando, ma su questo non avevamo dubbi, un profondissimo senso di legalità.
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giovedì 6 ottobre 2011
Forza Gnocca
Oggi non apro nessuna delle mie testate giornalistiche online preferite. Non è necessario: le esternazioni odierne dei nostri politicanti, evidentemente obnubilati da quest'ultima ottobrina calura fuori stagione, così come riportate da Repubblica.it costituiscono materiale sufficientemente splatter-hard per un post nel migliore stile gotico-trash.
Partiamo dal gotico.
Silvio Berlusconi, in palese stato di esaltazione mistica, con chiaroveggenza degna di Nostradamus predice la durata del suo governo fino almeno al 2013. Scrupoli eccessivi: nel colmo del fervore energetico il presidente a quanto pare dimentica che la prossima fine del mondo, prevista per il 21 dicembre 2012, provvederà a fare piazza pulita di tutto, governo incluso, con maggiore efficienza di quanto egli stesso possa immaginare.
Il lato splatter è incarnato dal ministro Tremonti, immancabile figura ormai consunta della politica nazionale, il cui faccione in disfacimento ci rammenta l'impermanenza di tutte le cose. Inclusi i soldi, sui quali il ministro afferma di non trovarsi d'accordo con Silvio.
Già.
I soldi ciascuno li vede in tasche ben diverse.
Le recenti tensioni tra il premier e il suo ministro dell'economia sembrano comunque risolte.
I due sono stati visti mano nella mano in crociera alla camera dei deputati, felici e contenti, con addosso le sole occhiate torve dell'invidioso Bersani. Chi li ha incrociati in pieno idillio nel bel mezzo del Transatlantico, che ricordo essere un celebre salone di Montecitorio ormai destinato, auspicabilmente, a fare la medesima fine (in questo caso politica) del Titanic, ne ha riportato una grandiosa impressione di concordia ed armonia. Per non smentirsi il presidente ha persino tirato in ballo, come ai vecchi tempi, lo spirito eversivo della magistratura italiana. Quanti bei ricordi nell'animare ancora una volta lo spauracchio del comunismo.
Per fortuna c'è Umberto Bossi, l'unico coi piedi per terra.
Il senatur ricorda a tutti gli italiani che la Padania, uno stato esistente a tutti gli effetti e riconosciuto internazionalmente dall'Onu, dalla Cee, dalla Cei, dall'Unitalsi e persino dall'Unicef, è il vero motore del Belpaese e con il consueto stile colorito che tutti dobbiamo riconoscergli dichiara che "la Padania è una nazione stimata e conosciuta in tutto il mondo". Chiaro il messaggio?
Ma non è finita qui. Il degno capostipite della stirpe padana rincara la dose affermando che "l'Italia sta in piedi perché c'è la Padania che pompa i soldi, altrimenti cadrebbe".
Pompa.
Ecco dove inevitabilmente si finisce con l'andare a parare: sul sesso.
O meglio, e qui chiudo la parte trash per lasciare il giusto spazio a quel lato hard che le mie lettrici e i miei lettori attendono da tempo con fervore, sulla gnocca.
Già. Perché, udite udite, se mai un partito che si chiamava Forza Italia dovesse cambiare nome, come lo chiamereste voi?
La questione sarebbe di per sé notevolmente noiosa se non si fosse attivato il genio linguistico ed istrionico del nostro presidente del consiglio il quale, da buon macho e nella migliore tradizione nazionalpopolare, propone come nome il verosimile Forza Gnocca.
Forza Soldi non gli sarà parso opportuno viste le dichiarazioni di Tremonti.
Forza Lavoro suona troppo stalinista e poi, coi tempi che corrono, la maggior parte degli italiani è ormai disoccupata.
Forza Mandolino fa troppo country, troppo italoamericano. Con i recenti fatti di Brooklyn, poi, è persino pericoloso.
Forza Pizza è inflazionato: fra telepizza, pizzaok, pizzapiù, faraoni della pizza e spizzichi vari la concorrenza è davvero troppa.
Cosa rimaneva?
Partiamo dal gotico.
Silvio Berlusconi, in palese stato di esaltazione mistica, con chiaroveggenza degna di Nostradamus predice la durata del suo governo fino almeno al 2013. Scrupoli eccessivi: nel colmo del fervore energetico il presidente a quanto pare dimentica che la prossima fine del mondo, prevista per il 21 dicembre 2012, provvederà a fare piazza pulita di tutto, governo incluso, con maggiore efficienza di quanto egli stesso possa immaginare.
Il lato splatter è incarnato dal ministro Tremonti, immancabile figura ormai consunta della politica nazionale, il cui faccione in disfacimento ci rammenta l'impermanenza di tutte le cose. Inclusi i soldi, sui quali il ministro afferma di non trovarsi d'accordo con Silvio.
Già.
I soldi ciascuno li vede in tasche ben diverse.
Le recenti tensioni tra il premier e il suo ministro dell'economia sembrano comunque risolte.
I due sono stati visti mano nella mano in crociera alla camera dei deputati, felici e contenti, con addosso le sole occhiate torve dell'invidioso Bersani. Chi li ha incrociati in pieno idillio nel bel mezzo del Transatlantico, che ricordo essere un celebre salone di Montecitorio ormai destinato, auspicabilmente, a fare la medesima fine (in questo caso politica) del Titanic, ne ha riportato una grandiosa impressione di concordia ed armonia. Per non smentirsi il presidente ha persino tirato in ballo, come ai vecchi tempi, lo spirito eversivo della magistratura italiana. Quanti bei ricordi nell'animare ancora una volta lo spauracchio del comunismo.
Per fortuna c'è Umberto Bossi, l'unico coi piedi per terra.
Il senatur ricorda a tutti gli italiani che la Padania, uno stato esistente a tutti gli effetti e riconosciuto internazionalmente dall'Onu, dalla Cee, dalla Cei, dall'Unitalsi e persino dall'Unicef, è il vero motore del Belpaese e con il consueto stile colorito che tutti dobbiamo riconoscergli dichiara che "la Padania è una nazione stimata e conosciuta in tutto il mondo". Chiaro il messaggio?
Ma non è finita qui. Il degno capostipite della stirpe padana rincara la dose affermando che "l'Italia sta in piedi perché c'è la Padania che pompa i soldi, altrimenti cadrebbe".
Pompa.
Ecco dove inevitabilmente si finisce con l'andare a parare: sul sesso.
O meglio, e qui chiudo la parte trash per lasciare il giusto spazio a quel lato hard che le mie lettrici e i miei lettori attendono da tempo con fervore, sulla gnocca.
Già. Perché, udite udite, se mai un partito che si chiamava Forza Italia dovesse cambiare nome, come lo chiamereste voi?
La questione sarebbe di per sé notevolmente noiosa se non si fosse attivato il genio linguistico ed istrionico del nostro presidente del consiglio il quale, da buon macho e nella migliore tradizione nazionalpopolare, propone come nome il verosimile Forza Gnocca.
Forza Soldi non gli sarà parso opportuno viste le dichiarazioni di Tremonti.
Forza Lavoro suona troppo stalinista e poi, coi tempi che corrono, la maggior parte degli italiani è ormai disoccupata.
Forza Mandolino fa troppo country, troppo italoamericano. Con i recenti fatti di Brooklyn, poi, è persino pericoloso.
Forza Pizza è inflazionato: fra telepizza, pizzaok, pizzapiù, faraoni della pizza e spizzichi vari la concorrenza è davvero troppa.
Cosa rimaneva?
mercoledì 5 ottobre 2011
Luca, Diego, Emma, Alessandro.
Parlo naturalmente di:
Luca Montezemolo, anima candida ma non troppo, il predecessore di Marchionne alla presidenza della Fiat, un’azienda che come poche altre al mondo è stata sovvenzionata direttamente o indirettamente dallo stato, cioè dai contribuenti che hanno pagato cassa integrazione e incentivi, ristrutturazioni e quant’altro venisse in mente ai vertici del Lingotto di chiedere.
Diego Della Valle, anch’egli imprenditore di lungo corso e da sempre buon frequentatore del mondo politico e, soprattutto, dell’ex ministro e democristiano non pentito Clemente Mastella, l’uomo che ha messo in crisi l’ultimo governo Prodi e poi si è candidato con il centrodestra alle elezioni europee. Fa sinceramente un po’ impressione leggere il j’accuse di Della Valle nei confronti di politici.
Emma Marcegaglia, presidente di Confindustria, figlia di Steno, self made man proprietario e fondatore dell’omonimo gruppo che occupa circa settemila dipendenti in una cinquantina di stabilimenti in Italia, Romania, Russia e Cina. Gruppo sano, che non ha mai fatto ricorso alla cassa integrazione né a riduzioni di personale. Ma che di recente è incappato in un paio di disavventure. Nel 2008 Steno ed Emma sono rimasti coinvolti in una inchiesta su alcuni conti correnti all’estero. Una vicenda per la quale il fratello della presidente degli industriali, Antonio, ad del gruppo, ha patteggiato una pena (sospesa) ad undici mesi. E l’anno scorso Steno è stato indagato per traffico illecito di rifiuti nell’ambito dell’inchiesta Golden Rubbish coordinata dalle procure di Grosseto e Lanciano. Un traffico che avrebbe fruttato agli indagati un guadagno di svariati milioni di euro, provocato seri danni all’ambente e all’erario per l’evasione dell’ecotassa. In attesa che la vicenda arrivi a conclusione, come è giusto che sia, gli indagati sono da considerare innocenti. Anche se buon gusto vorrebbe che chi è in qualche modo coinvolto in indagini almeno si risparmi le prediche.
E adesso arriviamo al quarto personaggio che, ad esser sinceri, al momento tace anche se c’è chi suona le fanfare per lui indicandolo come un possibile candidato premier del centrosinistra. Si chiama Alessandro Profumo, professione banchiere, estrazione cattolica e autore assieme a Giovanni Moro di un saggio sulla responsabilità sociale dell’impresa. Vittima delle ingerenze politiche, Profumo il 21 settembre dello scorso anno si è dimesso dalla guida di Unicredit portando con sé una liquidazione di 40 milioni di euro. Ma non è rimasto a lungo disoccupato: a maggio 2011 è entrato a far parte del cda dell’Eni e due mesi prima di Sberbank, il più grande istituto di credito russo il cui maggiore azionista è la Banca centrale della federazione russa, mentre il più importante socio privato è Sulejman Kerimov ( si parla di mafia russa), uno tra i principali azionisti di Gazprom e coinvolto nello scandalo Oil for food. In Italia, però, è più noto per essersi interessato alla A.S.Roma e per aver di recente acquistato l’Anzi, la squadra del Daghestan che ha strappato Samuel Eto’o all’Inter a peso d’oro.
Ecco, questi signori che per quindici anni hanno applaudito Berlusconi servendosene per chiedere leggi di riduzione o abolizione dei diritti dei lavoratori, questi signori, dicevo, ora hanno la faccia tosta di presentarsi come alternativa allo stesso.
E il PD li appoggia: Enrico Letta ha dichiarato che il programma del PD consiste nel realizzare i punti della lettera della BCE, che sono più o meno gli stessi proposti dalla Marcegaglia.
E' incredibile: PD ed industriali hanno lo stesso programma di spoliazione dell'Italia dei lavoratori!!
E' questa l'alternativa?
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martedì 4 ottobre 2011
Una volta si diceva governo ladro
Oggi le notizie online sono suggestivamente inquietanti.
Apro la mitica testata IlGiornale.it e mi trovo faccia a faccia con l'abbandono ufficiale di Confindustria da parte della Fiat. L'Italia va a rotoli? Colpa della Marcegaglia. Una volta si diceva governo ladro.
Nel riquadro centrale, più fotogenici di Marchionne, compaiono invece due ragazzi agli onori della cronaca nera per essere stati assolti da una nota accusa di omicidio.
Con il consueto tono belligerante IlGiornale punta il dito, tanto per cambiare, verso la magistratura italiana, colpevole di avere incarcerato due innocenti giovani e prestanti le cui labbra al botox ed i capelli biondi campeggiano in bella vista nell'articolo, ad uso e consumo del popolo. Lo stesso popolo che ormai ha dimenticato che in carcere per quell'omicidio c'è già finito qualcuno, non meno giovane ma meno biondo e dalla pelle meno rosea. Ma pazienza. Chi può permettersi di pagare addirittura Giulia Bongiorno, la celebre avvocato di Andreotti, è assolto. Una volta si diceva governo ladro.
Per consolarmi apro Pontifex.Roma.it: come ormai ben sanno i miei affezionati lettori, non c'è Giornale senza Pontifex.
Naturalmente, come si confà ad un blog tradizionalista e dichiaratamente non secolarizzato, Pontifex ignora i grandi eventi dell'attualità e ripiega su San Francesco, il patrono degli italiani di cui si festeggia giusto oggi memoria.
Chi volesse approfondire la figura del poverello d'Assisi apra la homepage e non avrà che l'imbarazzo della scelta: ben 4 articoli sono infatti dedicati ad una figura così significativa per il cristianesimo.
Non per quello non secolarizzato: tant'è che persino Pontifex, nell'ammannire ai suoi lettori un'intervista di Bruno Volpe al celebre storico Franco Cardini, deve ritrovarsi a concordare sul fatto che San Francesco era una figura fortemente radicata nel suo tempo, ovvero nel secolo, ossia era in definitiva un Santo secolarizzato; ma che importa? Tanto più che avanti nell'articolo Cardini si riprende dallo scivolone e fa notare come il poverello, o chi per lui, menasse le mani a chi osava non seguire la sua regola.
Non ci sono più gli storici di una volta: una volta si sarebbe detto che è tutta colpa del governo. Invece per fortuna Franco Cardini, storico di una volta, resiste e Volpe lo intervista anche a costo di qualche incoerenza. Perché dunque lamentarsi?
Non resta che guardare fuori dalla finestra. Anche oggi c'è un bel sole.
Con un ottobre così anomalo non possiamo neanche più dire: piove, governo ladro.
Apro la mitica testata IlGiornale.it e mi trovo faccia a faccia con l'abbandono ufficiale di Confindustria da parte della Fiat. L'Italia va a rotoli? Colpa della Marcegaglia. Una volta si diceva governo ladro.
Nel riquadro centrale, più fotogenici di Marchionne, compaiono invece due ragazzi agli onori della cronaca nera per essere stati assolti da una nota accusa di omicidio.
Con il consueto tono belligerante IlGiornale punta il dito, tanto per cambiare, verso la magistratura italiana, colpevole di avere incarcerato due innocenti giovani e prestanti le cui labbra al botox ed i capelli biondi campeggiano in bella vista nell'articolo, ad uso e consumo del popolo. Lo stesso popolo che ormai ha dimenticato che in carcere per quell'omicidio c'è già finito qualcuno, non meno giovane ma meno biondo e dalla pelle meno rosea. Ma pazienza. Chi può permettersi di pagare addirittura Giulia Bongiorno, la celebre avvocato di Andreotti, è assolto. Una volta si diceva governo ladro.
Per consolarmi apro Pontifex.Roma.it: come ormai ben sanno i miei affezionati lettori, non c'è Giornale senza Pontifex.
Naturalmente, come si confà ad un blog tradizionalista e dichiaratamente non secolarizzato, Pontifex ignora i grandi eventi dell'attualità e ripiega su San Francesco, il patrono degli italiani di cui si festeggia giusto oggi memoria.
Chi volesse approfondire la figura del poverello d'Assisi apra la homepage e non avrà che l'imbarazzo della scelta: ben 4 articoli sono infatti dedicati ad una figura così significativa per il cristianesimo.
Non per quello non secolarizzato: tant'è che persino Pontifex, nell'ammannire ai suoi lettori un'intervista di Bruno Volpe al celebre storico Franco Cardini, deve ritrovarsi a concordare sul fatto che San Francesco era una figura fortemente radicata nel suo tempo, ovvero nel secolo, ossia era in definitiva un Santo secolarizzato; ma che importa? Tanto più che avanti nell'articolo Cardini si riprende dallo scivolone e fa notare come il poverello, o chi per lui, menasse le mani a chi osava non seguire la sua regola.
Non ci sono più gli storici di una volta: una volta si sarebbe detto che è tutta colpa del governo. Invece per fortuna Franco Cardini, storico di una volta, resiste e Volpe lo intervista anche a costo di qualche incoerenza. Perché dunque lamentarsi?
Non resta che guardare fuori dalla finestra. Anche oggi c'è un bel sole.
Con un ottobre così anomalo non possiamo neanche più dire: piove, governo ladro.
lunedì 3 ottobre 2011
Vasco, Pontifex e la Nonciclopedia
Prima che la mitica Nonciclopedia, baluardo sovversivo della satira al quadrato dove ogni dettaglio è dissacrato e/o dissacrante, venga oscurata del tutto per via, si dice, di una brutta azione legale intentata da Vasco Rossi, offro alle mie lettrici e ai miei lettori alcuni stralci di pagine a caso da lì tratte, e relativi link che si spera possano continuare a divertirci ancora per un po'...
Funerale di Stato
[Nome a caso] era un grande [mestiere a caso], nessuno come lui ha saputo farsi carico dei problemi del [parola a caso] e interpretare i valori di [parola a caso] e [parola a caso]. Affrontava la vita col sorriso. Era buono, coraggioso, generoso. Con lui se ne è andato un pezzo di [parola a caso].
~ Modulo PDF scaricabile del discorso funebre predefinito
Bear Grylls
Bear Grylls (in italiano: Orsacchiotto sulla Griglia) è un noto personaggio inglese, diventato celebre grazie alle sue capacità di sopravvivenza in territori ostili come deserti, laghi ghiacciati, savane, praterie infestate da grossi animali incazzati e la periferia di Napoli.
Orsacchiotto Grylls è un uomo vissuto, che per anni ha temprato il proprio carattere con i peggio lavori: il soldato, lo scalatore senza corde, l'avvocato, il venditore porta a porta e il tizio che fa volantinaggio vestito da pollo per la rosticceria che ha aperto da poco.
Nasce nel 1974 evadendo dall'utero della madre dopo 6 mesi, usando un coltellino per procacciarsi del cibo e seguendo un corso d'acqua per raggiungere la civiltà.[citazione necessaria]
Wolfgang Amadeus Mozart
Già all’età di cinque anni Mozart venne iscritto:
- alla scuola di piano
- alla scuola di canto
- alla scuola di mimo
- alla scuola di clavicembalo sordo, uno strumento inutile ma il padre pensò: “cazzo, meglio esagerare!”
- alla scuola di calcetto
- alla scuola di ricamo
- alla scuola guida
Alla fine, avendolo iscritto a tutte le scuole possibili e immaginabili tranne che alla scuola dell’obbligo, Mirko dovette fornire al piccolo Mozart anche un Tutor della CEPU, che non gli avrebbe insegnato a coniugare bene i congiuntivi ma a sbagliarli con personalità. Ben presto, già all’età di otto anni Mozart era padrone nell’uso del pianoforte, e inoltre, grazie all’invadenza di suo padre, dei seguenti strumenti:
- il banjo
- l’ukulele
- lo xilofono
- il citofono
- il flauto ad un foro, che emetteva un unico suono, simile al fischio di un arbitro.
- Il pianoforte a 3 tasti, che non si usava quasi mai
- il piffero sbilenco, una variante del flauto traverso, difficilissimo da suonare: basti pensare che neanche colui che l'aveva inventato sapeva suonarlo
- Il pianoforte malfermo, altro strumento complesso e rognoso perché si reggeva solo su due gambe di cui una più corta dell’altra.
- la cornamusa
- il gong
- le nacchere
Come faremo, noi accaniti fans dell'enciclopedia dell'assurdo, ora che la medesima sta per chiudere i battenti?
Niente paura: c'è Pontifex.Roma.it.
Il livello di assurdità è il medesimo: cambiano leggermente gli intenti, bisogna ammetterlo, ma perché andare tanto per il sottile?
Inoltre anche gli amici non secolarizzati muovono accuse a Vasco eppure sono ancora lì. Al mediocre cantante di Zocca, come loro stessi definiscono Vasco Rossi, Pontifex misteriosamente non ha dato fastidio. Per nostra fortuna: se e quando chiudessero anche gli amici di Pontifex, chi mai ci resterebbe per concederci le quotidiane quattro risate che fanno tanto bene al cuore?
Generatore di risate finte
Stanco di cercare su Internet le barzellette solo per far ridere quegli stronzi dei tuoi amici? Stufo di collezionare figure di merda ai matrimoni durante i tuoi discorsi? Bene, perché noi di MediaShopping abbiamo la soluzione per te: il nostro nuovissimo Generatore di risate finte! Pratico, tascabile, indistruttibile, resistente alla kriptonite e ai turisti giapponesi! Cambia la tua vita! Con soli 99,999,9 € invece che 999,999,99! E ti sentirai subito come uno di quegli attori delle sit-com americane, che fanno battute di merda ma che ti fanno sbellicare! (solo grazie al nostro generatore)
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