Lo stronzio, malleabile metallo assai diffuso nel nostro pianeta e rinvenibile sia nella celestite che, appunto, nella stronzianite, è un elemento chimico che almeno una volta nella vita ha divertito un po’ tutti: dal bambino in età scolare che legge le prime etichette dell’acqua minerale, alla matricola della facoltà di Chimica in vena di goliardate, passando per le immancabili occhiatine sottobanco lanciate tra liceali nell’ora di scienze, lo stronzio non ha mai mancato alla propria esilarante vocazione.
L’elemento stronzio, che deve il nome all’ameno villaggio scozzese di Strontian, nelle Highlands, i cui dintorni sono ricchi di quel metallo, torna ora alla meritata ribalta grazie ad un altro luogo geografico: la città costiera di Huarmey, in Perù. Il sindaco di Huarmey, evidentemente in vena di popolarità a basso costo, ovvero in odore di collusione con le lobby degli imbottigliatori, ovvero affetto dalla ormai onnipresente vis polemica omofobica, ha messo in guardia i concittadini contro l’elemento chimico in questione, colpevole a suo dire di trasformare il tipico intrepido macho sudamericano, apprezzato da decenni in tutto il mondo, in un flaccido e pavido omosessuale.
Tale sorprendente metamorfosi avverrebbe in seguito all’ingestione di forti dosi di stronzio, metallo contenuto in una certa quantità nell’acqua pubblica di Huarmey (come nelle acque pubbliche del resto del mondo) i cui effetti collaterali sarebbero costituiti da un netto calo del testosterone: donde, va da sé, le mutate abitudini erotiche dei peruviani dopo abbondanti libagioni della vituperata acqua del rubinetto.
A parte la scontata associazione tra carenza di testosterone e desiderio omosessuale, che legioni di virilissimi gay palestrati possono quotidianamente smentire mediante la loro semplice presenza, ben farebbe il sindaco peruviano ad essere quel che è, ossia un sindaco, preoccupandosi di ciò che nel suo acquedotto potrebbe davvero risultare nocivo per la popolazione da lui amministrata, incluse le eventuali privatizzazioni di cui i politici di questo stampo malvolentieri parlano; e magari, con un auspicabile tocco di originalità, sfruttare la notizia per rilanciare il turismo gay-friendly in Sudamerica. La scoperta di una tale fonte miracolosa sarebbe una manna per i vacanzieri omosessuali in crisi d’identità: altro che Lourdes. Invece nell’acqua pubblica, fino a poco tempo addietro nel mirino degli speculatori anche qui da noi, in Sudamerica non si può sperare.
Ma per fortuna c’è Bruno Volpe, il fosco direttore di Pontifex.Roma.it, che in un breve editoriale insiste sulla non scientificità della notizia peruviana. La circostanza, poi, che il direttore non si ponga analogo scrupolo razionalistico poche righe più avanti, quando dichiara che l’orientamento omosessuale è «possibile causa» di malattie «come l’AIDS», poco importa; la smentita dei fatti in questione è quello che conta e stavolta il povero Volpe, che avrebbe preferito un miracoloso getto d’acqua di altra più religiosa natura, deve rinunciare a scagliarsi contro il nuovo nemico dell’umanità: il peruviano stronzio.
Per le mamme borghesi, sudamericane e non, il problema invece esiste eccome.
Accanto al calcare, eterna minaccia della buona casalinga affaccendata, compare ora un altro subdolo pericolo della chimica che si profila come autentico nemico dell’ordine morale: l’elemento stronzio. Parola del sindaco di Huarmey.