Il sito web del Movimento Responsabilità Nazionale, farcito di parole come un tacchino ripieno ma, a differenza di quest’ultimo, desolatamente scoraggiante, pare la vetrina personale dell’onorevole Domenico Scilipoti. Il resto del neonato movimento, ammesso e non concesso che esista, tace ammutolito e inibito dalla ingombrante presenza dell’agopuntore più famoso della politica italiana che, infatti, in ossequio alla tradizionale pratica medica orientale ha evidentemente deciso di farsi rappresentare dal simbolo del Tao, espressione nientemeno che dell’universo stesso. Contare le volte in cui all’interno del sito compare la parola Scilipoti (ma senza onorevole, che probabilmente evoca i fasti kitsch e fuori moda della battiatesca dinastia dei Ming) è impresa degna della pazienza di un trappista nella più stretta clausura.
Anche il sito personale di Scilipoti, va da sé, esibisce una monomania di preoccupante gravità e stavolta non verbale bensì grafica: il volto pieno e gagliardo da tenore decaduto campeggia ovunque, a mo’ di memento mori, nella pagina web del deputato; pagina che somiglia pericolosamente ai cataloghi delle vendite per corrispondenza dei fatali anni ottanta del Novecento, dove una sola modella, moltiplicata all’infinito dalla perizia dei tipografi dell’era pre-Flash, indossava tutti i vestiti, tutti gli accappatoi, le ciabattine, le vesti da camera, i corsetti ortopedici e quant’altro la fantasia degli antenati dell’e.commerce fosse in grado di suggerire. L’onorevole Scilipoti, insomma, parla di sé e, senza peraltro nulla aggiungere all’arte della ritrattistica fotografica, mette in mostra anche la sua immagine con una generosità commovente.
Ma come specificare una inclinazione autocelebrativa di così smisurate proporzioni? Ci soccorre un termine che spiega tutto: l’orgoglio. Definito come «forte senso di autostima e fiducia nelle proprie capacità» o ancora come «considerazione eccessiva di sé e dei propri meriti», l’orgoglio ben si adatta al carattere di Scilipoti. L’intensità con cui tale sentimento umano pervade l’onorevole agopuntore lo spinge addirittura a considerare l’orgoglio come parte integrante di tutte le psicologie umane, e non solo la propria.
Scilipoti si ritiene «sempre più orgoglioso» della propria scelta di aver salvato il governo Berlusconi, quando nel dicembre del 2010 impedì «che l’Italia, col voto di sfiducia, facesse un salto nel buio»? Benissimo. Anche Paola Concia, secondo l’onorevole agopuntore ospite ai microfoni di Klaus Davi, «è orgogliosa di essere lesbica». E poiché, come tutti gli orgogliosi, anche Scilipoti per così dire se le canta e se le suona, retoricamente aggiunge: «va bene, ma questo che significa? Anche una persona che si dichiara ladro si dice orgogliosa di esserlo, proprio perché si comporta in maniera diversa da tutti gli altri».
L’orgoglio come filosofico motore immobile dell’universo, o melodrammatica croce e delizia al cor, è insomma la misura di tutte le cose. Poco importa se la stessa Concia sorvola sugli sproloqui dell’agopuntore liquidandolo come un povero pazzo e i ladri dell’intero universo, così ben rappresentato dal simbolo orientaleggiante del Movimento di Responsabilità Nazionale, se la ridono sotto i baffi a sentirsi chiamare in causa nella medesima categoria di peccatori capitali cui appartiene il buon Scilipoti, ossia quella degli orgogliosi.
Ma si sa: siamo in Italia e la coerenza poco importa. Siano dunque perdonati a Scilipoti i frequenti scivoloni sui temi caldi della nostra società, dettati da un ego davvero troppo difficile da zittire: d’altra parte, come anche Jane Austen mette in bocca alla tagliente protagonista del suo Orgoglio e pregiudizio, la perfezione non è una categoria auspicabile in quanto «se tutto fosse perfetto» bisognerebbe aspettarsi «sicuramente qualche delusione». L’onorevole Scilipoti probabilmente non immagina nemmeno quali e quante delusioni risparmia agli italiani.