Oggi vi propongo un personaggio, un tal Luigi Bisignani. Non so quanti di voi ne hanno sentito parlare, ma per me era uno sconosciuto fino a quando Emiliano Fittipaldi ha pubblicato sull’Espresso questo articolo a lui dedicato.
Difficile trovare il suo nome nelle carte giudiziarie delle tante inchieste in corso sugli scandali di questa fantastica Italia. Spulciando meticolosamente si può risalire a una sua condanna negli anni Novanta a due anni e otto mesi per aver portato decine di miliardi di lire della maxitangente Enimont nella banca vaticana dello Ior, da allora il silenzio.
Quattordici anni dopo Mani pulite, un altro magistrato si occupa di lui: Luigi De Magistris, alle prese con l’inchiesta Why not. Sta indagando su un comitato d’affari attivo in Calabria, ma con la testa a Roma. È convinto che sia organizzato come un’associazione segreta, una nuova P2, tanto che contesta ai suoi indagati proprio il reato previsto dalla legge Anselmi. È convinto che Bisignani di questa nuova P2 sia uno dei punti di riferimento. “Ho avuto l’impressione che fosse stato avvertito: lui era volato improvvisamente a Londra”, dice oggi De Magistris. “Due mesi dopo mi sottraggono l’indagine”. Di Why not restano oggi soltanto i rapporti accertati degli indagati..
Oggi, nuova indagine, di nuovo al centro di un’inchiesta della procura di Napoli denominata “P4”, ma di Luigi Bisignani giornali e tv non ne parlano. Eppure Luigi Bisignani è un punto di convergenza a livelli molto alti. Di lui Berlusconi dice: “ E’ più potente di me”, però è impossibile vederlo a un evento mondano, non risponde al cellulare e per non farsi notare a Roma evita anche l'auto blu: gira in taxi. Ma è un taxi tutto per lui, tutto il giorno, tutto l'anno, trasformato in una specie di ufficio mobile, con palmari, computer e attrezzature tecnologiche sparpagliate sui sedili. Indossa sempre un vestito blu (sartoria napoletana) una camicia bianca e una cravatta blu.
Ufficialmente amministra una stamperia, la Ilte, ma è considerato da tutti, nei palazzi del potere, il capo indiscusso di un network che condiziona la vita del Paese.
Lo chiamano ministri, onorevoli e boiardi che fanno la fila nel suo ufficio alla Ilte ma che lui riceve preferibilmente a casa della madre (lui vive in affitto), per omaggiare, chiedere favori, consigli e discutere di nomine pubbliche e affari.
"Che lavoro fa davvero Gigi? Diciamo che è un maestro nel mettere insieme persone e interessi convergenti", spiega chi lo conosce dai tempi della P2. "Un uomo curioso e geniale con un portafoglio relazionale pazzesco. Decine di potenti gli devono la carriera. La rete su cui si fonda il sistema romano di Berlusconi l'ha creata lui, ed è lui a saper muovere più di tutti le leve".
E non ama apparire. A differenza di tanti altri animali del circo berlusconiano, ritiene che l’esibizione sia, oltre che di cattivo gusto, anche nemica del potere vero. Così, lui che ha tanti amici fedeli nei giornali e nelle società di pubbliche relazioni (quelle che contano), non li attiva mai per una citazione, per una notizia su di sé. Anzi, è difficile trovare negli archivi perfino qualche sua fotografia da pubblicare. È ben altro quello che chiede, quello che ottiene.
Quindi Bisignani è, di sicuro, uomo dalle molteplici relazioni, incrocia mondo imprenditoriale e mondo dell’informazione, controlla persone, collega ambienti. Ed è ascoltatissimo da Gianni Letta, tanto da essere oggi certamente più influente di un sottosegretario.
Difficile trovare il suo nome nelle carte giudiziarie delle tante inchieste in corso sugli scandali di questa fantastica Italia. Spulciando meticolosamente si può risalire a una sua condanna negli anni Novanta a due anni e otto mesi per aver portato decine di miliardi di lire della maxitangente Enimont nella banca vaticana dello Ior, da allora il silenzio.
Quattordici anni dopo Mani pulite, un altro magistrato si occupa di lui: Luigi De Magistris, alle prese con l’inchiesta Why not. Sta indagando su un comitato d’affari attivo in Calabria, ma con la testa a Roma. È convinto che sia organizzato come un’associazione segreta, una nuova P2, tanto che contesta ai suoi indagati proprio il reato previsto dalla legge Anselmi. È convinto che Bisignani di questa nuova P2 sia uno dei punti di riferimento. “Ho avuto l’impressione che fosse stato avvertito: lui era volato improvvisamente a Londra”, dice oggi De Magistris. “Due mesi dopo mi sottraggono l’indagine”. Di Why not restano oggi soltanto i rapporti accertati degli indagati..
Oggi, nuova indagine, di nuovo al centro di un’inchiesta della procura di Napoli denominata “P4”, ma di Luigi Bisignani giornali e tv non ne parlano. Eppure Luigi Bisignani è un punto di convergenza a livelli molto alti. Di lui Berlusconi dice: “ E’ più potente di me”, però è impossibile vederlo a un evento mondano, non risponde al cellulare e per non farsi notare a Roma evita anche l'auto blu: gira in taxi. Ma è un taxi tutto per lui, tutto il giorno, tutto l'anno, trasformato in una specie di ufficio mobile, con palmari, computer e attrezzature tecnologiche sparpagliate sui sedili. Indossa sempre un vestito blu (sartoria napoletana) una camicia bianca e una cravatta blu.
Ufficialmente amministra una stamperia, la Ilte, ma è considerato da tutti, nei palazzi del potere, il capo indiscusso di un network che condiziona la vita del Paese.
Lo chiamano ministri, onorevoli e boiardi che fanno la fila nel suo ufficio alla Ilte ma che lui riceve preferibilmente a casa della madre (lui vive in affitto), per omaggiare, chiedere favori, consigli e discutere di nomine pubbliche e affari.
"Che lavoro fa davvero Gigi? Diciamo che è un maestro nel mettere insieme persone e interessi convergenti", spiega chi lo conosce dai tempi della P2. "Un uomo curioso e geniale con un portafoglio relazionale pazzesco. Decine di potenti gli devono la carriera. La rete su cui si fonda il sistema romano di Berlusconi l'ha creata lui, ed è lui a saper muovere più di tutti le leve".
E non ama apparire. A differenza di tanti altri animali del circo berlusconiano, ritiene che l’esibizione sia, oltre che di cattivo gusto, anche nemica del potere vero. Così, lui che ha tanti amici fedeli nei giornali e nelle società di pubbliche relazioni (quelle che contano), non li attiva mai per una citazione, per una notizia su di sé. Anzi, è difficile trovare negli archivi perfino qualche sua fotografia da pubblicare. È ben altro quello che chiede, quello che ottiene.
Quindi Bisignani è, di sicuro, uomo dalle molteplici relazioni, incrocia mondo imprenditoriale e mondo dell’informazione, controlla persone, collega ambienti. Ed è ascoltatissimo da Gianni Letta, tanto da essere oggi certamente più influente di un sottosegretario.
Ecco, dopo aver letto tutte queste cose e sapendo benissimo che, comunque, esistono altri personaggi come questo, la mia visione è questa:
al piano inferiore del caos italiano si muovono bande, cricche e logge, poi subito derubricate, raccontate come l’agitarsi di “tre pirla”, “quattro sfigati”, improbabili “amici di nonna Abelarda”.
Ma è al piano superiore, al riparo da rischi e incursioni giudiziarie, almeno per ora, che stanno i veri registi e gli utilizzatori finali. Sono questi personaggi che manovrano i fili del teatrino della politica, sono loro i veri mandanti di tutte quelle nefandezze che noi combattiamo con tanto vigore……
Ma è al piano superiore, al riparo da rischi e incursioni giudiziarie, almeno per ora, che stanno i veri registi e gli utilizzatori finali. Sono questi personaggi che manovrano i fili del teatrino della politica, sono loro i veri mandanti di tutte quelle nefandezze che noi combattiamo con tanto vigore……
…..e io mi sento tanto Don Chisciotte….
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