Quali sono le ragioni dei bombardamenti in Libia? Non certamente quelle che ci vogliono far credere: “ Guardateci, stiamo facendo del bene, stiamo a fianco del popolo!” Il cinismo è così palese che fa perfino sorridere. E noi dovremmo credere che coloro che si sono impastati le mani di sangue in Afghanistan e Pakistan stanno ora difendendo il popolo libico? La crudeltà di Gheddafi che si accanisce contro il suo stesso popolo è stata il pretesto per bombardare la Libia, mentre gli alleati arabi degli Stati uniti si applicavano con impegno a promuovere la democrazia in altri stati arabi, come i sauditi che sono entrati in Barhein, dove la popolazione è tiranneggiata e gli arresti si contano a centinaia. Tutto questo con l’appoggio degli Stati Uniti. Il despota dello Yemen continua a massacrare il suo popolo giorno dopo giorno, ma non ci sono sanzioni, non c’è un embargo di armi e nemmeno un piccolo accenno a una fly zone. Non si sente molto parlare di questo, sembra che anche al-Jazeera sia piuttosto silenziosa sull’argomento, mi chiedo perché. Potrebbe essere che le pressioni per l’allineamento alla linea politica che li finanzia siano state efficaci? La Libia è un’altra caso, uguale ma diverso, serve da copertura per propagandare la vigilanza “umanitaria” da parte degli Usa e dei suoi cani da presa occidentali come la Francia di Sarkozy, che era alla disperata ricerca di qualcosa e che, incapace di salvare il suo amico Ben Ali a Tunisi, ha deciso di prestare il suo aiuto per sbarazzarsi di Gheddafi. O come l’Inghilterra, che dopo aver sostenuto il regime libico negli ultimi decenni, cerca di mascherarsi da benefattore per non perdersi la divisione delle spoglie. Evito di citare l’Italia perché, come Stato assoggettato e nel marasma politico completo, ha ben poco potere decisionale.
Però l’obiettivo non è chiaro: Obama e i suoi accoliti parlano di cambio di regime preparando un nuovo governo composto di collaboratori libici mentre altri dicono che questo non rientra nell’operazione.
Non sapremo mai quanto tempo sarebbe riuscito a rimanere in sella Gheddafi, ormai allo sbando e debilitato, di fronte a un'opposizione forte. La ragione per cui Gheddafi ha perso appoggi fra le sue forze armate è stata prorpio quella di aver ordinato di aprire il fuoco sul suo popolo. Adesso parla della volontà imperialista di rovesciarlo e di impossessarsi del petrolio, e, pur disprezzandolo, credo che stia dicendo la verità. Un altro Karzai sta arrivando, ben confezionato e preparato dalle “missioni umanitarie”.
Lo scenario di questa squallida commedia che l'occidente sta recitando si deciderà a Washington. Anche i libici che per disperazione adesso appoggiano i bombardamenti aerei della Nato, finiranno per pentirsene come gli Iracheni.
Tutto questo, secondo Tariq Ali, potrebbe però portare ad un altro ulteriore inquietante scenario: una crescente collera nazionalista che arriverebbe fino all'Arabia saudita. E allora non ci saranno più dubbi: Washington farà tutto il necessario perché la famiglia saudita regnante resti al potere. Se perde l'Arabia saudita, perde gli stati del Golfo. L'assalto alla Libia, a cui molto ha contribuito la stupidità di Gheddafi su tutti i fronti, è stato concepito per strappare l'iniziativa alle piazze e apparire in prima linea nella difesa dei diritti civili. Ma non convinceranno i bahreniti, gli egiziani, i tunisini, i sauditi e gli yemeniti, e perfino in Euro-Nordamerica sono più quelli che si oppongono a questa avventura di quelli che l'appoggiano. La partita è ancora lontana dall'essere decisa.
Obama parla di un Gheddafi senza clemenza, ma la clemenza occidentale non scende mai gratis dal cielo.
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