E' polemica sulla tournée nipponica del Maggio Musicale Fiorentino prevista per questi giorni. L'orchestra italiana è ora a Tokyo dove ha profeticamente dato la verdiana Forza del Destino, opera che si mormora provochi lo stesso effetto, sull'economia degli eventi personali o planetari che siano, di quell'osteggiato colore viola che nessuna primadonna vorrebbe per la propria lingerie la sera della prima. Ma tant'è. Noi italiani siamo un popolo civile e lo stesso dicasi per i 2000 giapponesi che avrebbero assistito alla prima della suddetta simpatica rappresentazione: chi ci crede a queste superstizioni da vecchia loggionista incartapecorita? E chi può negare il successo della prima? 5000 vittime accertate, 2000 spettatori accertati.
Lo spettacolo, comunque sia, deve continuare: lo chiedono la sovrintendente del teatro fiorentino e le autorità giapponesi "impegnate nel diffondere positività e ottimismo dopo la sciagura" (così La Repubblica), cui fa eco il bel Matteo Renzi che, indossando la fascia tricolore con la sorniona dignità di un mannequin, candidamente afferma la necessità di proseguire "se il governo non ci dice il contrario" (ibidem). Così tutto è rimesso nelle cavalleresche mani dei superiori. Chissà se ad Arcore, a suo tempo, si è parlato anche di questa tournée.
Lo spettacolo deve continuare. Sebbene tra qualche perplessità di chi sta in fondo alla catena di montaggio che origina un grande spettacolo. Le maestranze ed i molti musicisti che non si considerano abbastanza pagati per restare prendano atto del destino che la signora sovrintendente e il sindaco figaccione hanno per loro approntato, ed in definitiva evitino le mutande color prugna.
Lo spettacolo deve pur continuare: perché in ultima analisi si suona per i terremotati, per i contaminati, per i sinistrati di turno che possiamo ben immaginare, nella situazione in cui si trovano, comodamente affondati nelle modernissime poltrone dei teatri giapponesi ad appassionarsi a come il fato può strappare via tutto in un minuto, eccetto ciò che si materializzerà in forma monetaria nelle tasche di politici e sovrintendenti, fin dai tempi del buon Peppino Verdi, autore delle musiche peraltro squisitamente azzeccate. Ossia, in questo caso, emblematicamente fuori luogo. E' il fato, è la sua forza.
Ma lo spettacolo deve continuare. Non è forse stato così anche due anni fa all'Aquila? E pochi giorni dopo l'11 settembre? Occorre solo anteporre al concerto una dichiarazione strappalacrime sulla necessità che la vita continui oltre il lutto e oltre il dolore, letta sul podio dal direttore d'orchestra con gli occhi bistrati dalla compassionevole attitudine cui la buona musica classica dispone, e il gioco è fato. Pardon, è fatto. Si alzi il sipario.
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