Dal Giappone giungono notizie preoccupanti. Ovviamente. Chi può aspettarsi, vista la situazione, fotografie di cesti pieni di cuccioli o altro del genere?
Ma fra le notizie preoccupanti ce n'è una, a mio parere, più preoccupante delle altre. I giapponesi stanno scappando.
E dove? A sud, nella speranza di scampare alla nube. Ma a sud il terremoto ha riattivato un antico vulcano dormiente che adesso aggiunge minaccia alle minacce.
Allora i giapponesi scappano dalle proprie paure e svaligiano i supermarket per accaparrarsi cibi in scatola, più sicuri dalla contaminazione di questi giorni, con il rischio di privare gli sfollati delle provviste per loro vitali.
Ovviamente dal Giappone fuggono gli stranieri, che forse sarebbero rimasti se il disastro fosse avvenuto altrove. In Francia, in Germania. Non lì.
Tutto questo scappare mi riempie di amarezza.
Dove vogliamo fuggire? Ormai il mondo intero è diventato una sorta di bomba a orologeria. Il pianeta non sopporta più il nostro comportamento irresponsabile, ci sputa come un muco di catarro. E noi dove pensiamo di andare? Pensiamo forse di sfuggire alla catastrofe nucleare percorrendo qualche migliaio di chilometri? Chi ci garantisce che quanto sta succedendo in Giappone non avvenga, un drammatico domani, anche altrove?
Abbiamo avuto il tempo di pensarci: è stato il nostro preludio.
Adesso che è tempo della fuga non sappiamo più dove andare. Perché si impone di non scappare più da noi stessi - la nostra amara specialità di umani immaturi.
Adesso è giunta l'ora di guardarci allo specchio e prendere atto di ogni nostra responsabilità, una dopo l'altra, e finalmente crescere. Per il domani di tutti.
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