C'è molto coraggio nell'affermazione di Vendola sui poteri occulti in Lombardia, la regione "più mafiosa d'Italia". Fino a ieri abituati a considerare il nebbioso settentrione come esempio di virtù comunitaria, oggi un politico terrone, con il rischio di apparire impopolare, apre gli occhi a tutti.
"La ndrangheta in Lombardia ha un un circuito di appalti che ruotano intorno a tutte le pubbliche amministrazioni di questa regione. Sarebbe interessante affrontare questo nodo", continua il governatore pugliese, al quale ovviamente è stato risposto che si guardi in casa propria prima di rompere le uova nel paniere della regione più avanzata del Belpaese. Già: ogni cittadino italiano che si rispetti la mafia la vede prima in Puglia, poi semmai nell'operoso opulento nord. Come negarlo?
Le accuse sono gravi: Vendola parla di controllo da parte della criminalità organizzata sulle Asl lombarde. Una prospettiva difficile da digerire. Le Asl vogliono dire salute, e legare la salute alla mafia infastidisce alquanto le coscienze sopite di chi vota Formigoni da decenni (con il sospetto recente, concedetemi questo piccolo off-topic, di illegittimità della ennesima rielezione del nostro).
O meglio, più che infastidire le coscienze, le risveglierebbe di colpo: traendole fuori da una nebbia che non è più soltanto un dato meteorologico, ma una condizione interiore.
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