luna bianca luna nera è la luna del calendario, quella di tutti i giorni, perché in questo blog si parla di ciò che succede e di come lo sentiamo.
l'una bianca, l'una nera: qualcosa ci piace, qualcos'altro invece no. perché anche la luna ha un suo fondo di inquietudine.

domenica 11 dicembre 2011

Sotto il Vasari niente

La fine del governo Berlusconi dev’essere stata un duro colpo per Matteo Renzi, il giovane e prestante sindaco di Firenze con la passione per il mestiere dello sfasciacarrozze. Evidentemente deluso dall’imprevista circostanza che Silvio si sia rottamato da solo, il bel Renzi, che al pari di un marmocchio irrequieto si diverte a distruggere qualsivoglia oggetto gli capiti fra le mani, ha rivolto altrove le sue deflagranti attenzioni.

Il malcapitato di turno, fortunatamente per lui passato da secoli a miglior vita, è nientemeno che Giorgio Vasari, pittore aretino non celeberrimo ma autore del brillante «Vite de’ più eccellenti pittori, scultori e architettori italiani, da Cimabue insino a’ tempi nostri», sorta di monumentale compendio di fatti altrui narrati con arguzia, gusto del pettegolezzo e stile enciclopedico. Il Vasari risulta colpevole di aver affrescato, nel Salone dei Cinquecento del fiorentino Palazzo Vecchio, le vituperate scene di battaglia che celebrano i fasti del granduca Cosimo I, famoso precursore di Renzi, sopra i resti delle geniali pitture di Leonardo in persona.

Narra infatti la storia del Salone dei Cinquecento che «fu il gonfaloniere Pier Soderini per primo a preoccuparsi della decorazione della sala, riuscendo ad accordarsi con i due più grandi artisti fiorentini dell’epoca, Leonardo da Vinci e Michelangelo Buonarroti, per la realizzazione di due grandi affreschi [...] con scene di battaglia che celebrassero le vittorie della Repubblica. Leonardo iniziò a realizzare la Battaglia di Anghiari, mentre a Michelangelo venne destinata un’altra porzione di parete per la Battaglia di Cascina.
I due affreschi monumentali [...] si dovevano trovare sul lato maggiore a est, ai lati del seggio del gonfaloniere, Michelangelo a sinistra e Leonardo a destra, mentre sul lato opposto doveva trovarsi un altare, quindi inadatto alla rappresentazione profana. I due geni del Rinascimento avrebbero avuto così modo di lavorare per un certo periodo faccia a faccia, ma nessuna delle loro opere fu mai completata: Leonardo sperimentò la tecnica dell’encausto, che si rivelò disastrosa, sciupando irrimediabilmente l’opera, mentre Michelangelo si fermò al solo cartone, prima di partire per Roma chiamato da Giulio II.
Entrambe le opere originali sono andate perdute, ma almeno ci sono pervenute delle copie e dei disegni preparatori».


Oggi Renzi, degnamente circondato dal suo manipolo di ingegneri rottamatori nonché in preda a visioni degne della più evidente sindrome di Stendhal, visioni che gli avrebbero rivelato la presenza del geniale e celebberimo Leonardo celato sotto il mediocre e misconosciuto Vasari, intenderebbe procedere ad una serie di fessurazioni dell’opera di quest’ultimo, alla ricerca del sottostante affresco-fantasma di leonardesca mano. Insomma, abbasso il celebrativo artigianato di cui peraltro nessuno parla e viva invece il genio autentico, che nello specifico caso di Leonardo sarebbe anche foriero di molta popolarità nonché, per dirla in termini rispettosamente adatti alle granducali circostanze, di moltissimi fiorini, a cominciare dai 250 mila euro già stanziati dal National Geographic per procedere quanto prima alla sconsiderata trivellazione. Cosimo I perdoni il termine, ma non si tratta precisamente di noccioline.

E non è tutto. Ben lungi dal far presente a Matteo Renzi che perforare un Vasari non è proprio la medesima cosa che ridipingere la carrozzeria di una Punto, la soprintendente dei musei fiorentini Cristina Acidini avrebbe concesso al sindaco il proprio autorevole avallo. Voci contrarie alla ennesima iniziativa rottamatrice del bel Renzi, considerata al pari di una spudorata operazione di marketing, si sono levate dall’Opificio delle Pietre Dure e dall’associazione Italia Nostra.
La pietra dello scandalo, ossia la cinquecentesca persona di Giorgio Vasari, è invece costretta al silenzio dalla ovvia circostanza di cui sopra che lo vede defunto da un pezzo.
Peccato per Renzi: se una visionaria macchina del tempo, come per magia, ci restituisse il Vasari in carne ed ossa pronto a celebrare l’attuale primo cittadino di Firenze, c’è da scommettere che anziché raffigurare i soliti nobili cavalieri e i soliti purosangue dalle lucide criniere, il pittore aretino si troverebbe a dover ripiegare su spinterogeni, pistoni, paraurti cromati e alzacristalli elettrici, per un risultato davvero innovativo che lo consegnerebbe alla storia dell’arte come e forse più di Leonardo da Vinci. Con buona pace del granduca Cosimo I e delle sue consuete, noiosissime scene di guerra.