luna bianca luna nera è la luna del calendario, quella di tutti i giorni, perché in questo blog si parla di ciò che succede e di come lo sentiamo.
l'una bianca, l'una nera: qualcosa ci piace, qualcos'altro invece no. perché anche la luna ha un suo fondo di inquietudine.

giovedì 10 novembre 2011

La secessione e il papa sulla Luna

Il leader dei leghisti ticinesi, il «Gran Bauscia Duca di Monteforno e presidente a vita della giuria del concorso Miss Carampana» secondo Nonciclopedia, o più familiarmente, per chi non mastica gli idiomi nordici e deve rifugiarsi tra le innocue pagine di Wikipedia, l'«imprenditore e politico svizzero» Giuliano Bignasca, ha avanzato nei giorni scorsi una proposta allettante: annettere le provincie italiane del nord alla Svizzera, creando così un megacantone italofono che si prenda carico della maggior parte dei leghisti nostrani.
L'idea non dispiace.

Non dispiace alla Lega; tramontata l'idea di una virtuale deriva dei continenti in cui la Padania si trovi al centro dell'universo e, com'è ovvio, contro il resto del mondo, opzione reputata evidentemente troppo illogica persino dal Trota, ai secessionisti de noantri non resta che una sola via di fuga: l'annessione alla Svizzera, da essi stessi acclamata come patria putativa; lassù nei verdi pascoli ticinesi dove legge, ordine e formaggi d'alpe regnano sovrani e dove la mozzarella di bufala campana, va da sé, non è ammessa neppure se a marchio DOP, Bossi e i suoi possono sperare di trovare il paradiso.

L'idea di ospitare migliaia di profughi leghisti non dispiace ai ticinesi, se è vero che la proposta di Bignasca non ha suscitato quel fiume di polemiche che ci si aspetterebbe. Evidentemente ebbri di fonduta al merlot del Ticino annaffiata da un Bondola di Gudo dell'annata giusta, gli svizzeri italofoni accoglierebbero di buon grado i fuoriusciti nostrani: libiamo nei lieti calici affinché i discendenti del prode Guglielmo Tell, carichi di entusiasmo e di alcol, non abbiano a cambiare idea.

La proposta di Bignasca non dispiace neanche a quegli italiani, non pochi, che vedrebbero di buon occhio un cantone svizzero che raccolga i fanatici secessionisti padani e li tenga lontani il più possibile dalla «palude romana», come la definisce il leghista Matteo Bianchi, primo cittadino di un villaggio del varesotto dove invece gli acquitrini a quanto pare sono puliti e in ordine. Benissimo dunque: si caldeggi l'annessione. Sarebbe una liberazione persino per le zanzare.

Ma non è tutto. Accanto al supercantone svizzero, che in un solo azzeccatissimo colpo spazzerebbe via la maggior parte dei leghisti dal Belpaese, potrebbero risorgere il Granducato di Toscana con il sindaco Renzi nei panni di un novello Lorenzo il Magnifico, libero di girovagare fra i suoi rottami, un impero Austroungarico con l'Alto Adige come elemento di punta e, perché no, uno Stato Vaticano che faccia finalmente la sua parte: chieda senza esitare l'auspicabile ed auspicata annessione alla Luna. Perché questo è il bello della secessione.
 

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