luna bianca luna nera è la luna del calendario, quella di tutti i giorni, perché in questo blog si parla di ciò che succede e di come lo sentiamo.
l'una bianca, l'una nera: qualcosa ci piace, qualcos'altro invece no. perché anche la luna ha un suo fondo di inquietudine.

mercoledì 2 novembre 2011

Zucca e marzapane in salsa Pontifex

Con la consueta accuratezza linguistica e in piena temperie funereo-millenaristica, più consona che mai alla giornata del 2 novembre, il sito Pontifex.Roma.it titola a caratteri cubitali che «evocare i morti» sarebbe, per l'appunto, un «abominio e peccato mortale».
In particolare, secondo la pagina web meno secolarizzata dell'oltretomba, «la peggiore e più grave espressione di divinazione» sarebbe nientemeno che «la necromanzia o spiritismo, ossia il ricorso agli spiriti dei morti per entrare in contatto con loro».

Curiosa affermazione, questa.
Che va di pari passo, per inciso, con l'editoriale che il direttore di Pontifex, l'ineffabile Bruno Volpe, ha dolorosamente partorito, con tutta probabilità dopo una cena un po' troppo pesante, nella ghiotta occasione della festa di Halloween.
Mostruoso impronunciabile lemma spaventosamente americanofono, il termine Halloween, che tradotto dall'inglese arcaico significa semplicemente «vigilia di Ognissanti», ossia ciò che effettivamente è, dev'essere pregno, per Volpe, del medesimo fascino oscuro e proibito di un sabba infernale di streghe. Almeno a giudicare dai toni apocalittici del suo articolo, nel quale accusa di incoerenza una donna di sua conoscenza, madre di un bambino vestito in maschera per la vigilia di Ognissanti con tanto di zucca, appropriato copricapo «e pagliacciate varie».
«Se questa carnevalata la avesse imposta un'atea, [...] poteva anche andare. Ma una donna che domenicalmente rende culto a Dio e poi "vende" il figlio alle tenebre, va molto male e la dice lunga, in negativo, sull'evangelizzazione scadente dei nostri preti modernisti».

Ognissanti val dunque, secondo la prosa colorita ed allusiva di Volpe, vendere l'anima alle tenebre. Tanto come entrare in contatto con i morti sarebbe un peccato, guarda caso, mortale.
Nel faticoso processo digestivo di cui sopra, il direttore Volpe e i suoi devono aver dimenticato la quantità di tradizioni locali, legate in maniera molto sanguigna alla pratica religiosa cattolica, che ammettono il contatto con il mondo dei più o se non altro l'evocazione dei cari estinti, i quali vengono per l'appunto omaggiati di una visita proprio nel periodo di Ognissanti, festa religiosa cui segue a stretto giro di boa l'altra festa, quella della Commemorazione dei Defunti. Tanta contiguità sarà casuale?

In pieno torpore postprandiale Bruno Volpe evidentemente dimentica come nel vicentino, ad esempio, fosse usanza che la mattina del 2 novembre le donne si alzassero prima del solito e uscissero di casa dopo aver rifatto i letti meglio del solito, per offrire riposo per l'intera giornata alle povere anime del Purgatorio. Questo per quanto riguarda il giorno dei morti. Ma c'è di più.
Proprio durante la notte di Ognissanti una credenza siciliana vuole che i cari estinti facciano ritorno nel mondo dei vivi per lasciare, ai bambini della famiglia, regali golosi come la celeberrima frutta di Martorana, ossia quei simpatici dolcetti di marzapane di cui certamente Volpe non ignora l'esistenza.
Alla faccia di chi considera Halloween (pardon, Ognissanti) una festa importata. Ma in effetti lo è: importata di sana pianta da quel mondo dei morti che da sempre affascina chi resta.

Il rapporto tra la vita e la morte e dunque, con preziosità linguistica degna di Pontifex, tra i vivi e i morti, sta ad ogni pratica spirituale come la pasta di mandorle sta ai dolcetti di Martorana o come la zucca sta alla festa di Halloween (pardon, di Ognissanti): ossia ne è un ingrediente fondamentale. Popolareccio, sapido, gustoso, troppo deciso talora, ma pur sempre fondamentale. Ed è un vero peccato che  Bruno Volpe sia evidentemente tanto delicato di stomaco: a mangiare sempre la solita minestra non sa cosa si perde.
 

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